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Homeland – La recensione del finale di stagione

La quarta stagione di Homeland si è conclusa: ne approfittiamo per riflettere su una delle stagioni migliori della serie

Homeland

22.12.2014 - Autore: Marco Triolo
Sono passati quattro anni da quando abbiamo fatto la conoscenza di Carrie Mathison, Saul Berenson e tutta la galleria di personaggi che hanno reso Homeland uno degli appuntamenti più imperdibili della TV americana. Quattro anni da quando Howard Gordon e Alex Gansa ci hanno posti di fronte al dilemma del sergente Nicholas Brody, prigioniero di guerra trasformato in terrorista islamico pronto a farsi saltare in aria in nome dei veri valori americani, per quanto contraddittorio possa sembrare. Quattro anni di scontri, doppi giochi, amori disperati, ma anche di alti e bassi innegabili. Una prima stagione esplosiva, una buona seconda stagione, una terza decisamente sottotono e incerta sulla strada da percorrere. Poi la morte di Brody a riscrivere completamente le coordinate di Homeland. Da alcuni fu giudicato un errore, ma a conti fatti fu una scelta illuminata. Perché Homeland non sarebbe potuto sopravvivere per un'altra stagione nell'indecisione. Perché la scomparsa di Brody ha costretto gli autori a ripartire da zero, concedendo una nuova vita a una serie che ha così potuto ottenere una vittoria rara in televisione: quella di rialzare la testa e tornare ai livelli di un tempo.


Claire Danes in una scena di Homeland 4.

Tirando le somme dopo aver visto il toccante season finale di Homeland, possiamo dirlo apertamente: la quarta stagione è la migliore dopo la prima. Dopo un inizio lento, in cui Gordon e Gansa hanno posizionato le pedine meticolosamente, da metà stagione Homeland è tornato a graffiare come non faceva da tanto tempo. Carrie e il lavoro all'ambasciata in Pakistan, il doppio gioco di Aayan (Suraj Sharma di Vita di Pi), il loro ambiguo rapporto, il rapimento di Saul ma soprattutto una nuova e credibile minaccia nel cattivissimo leader terrorista Haissam Haqqani (Numan Acar) hanno mantenuto alto il livello di azione e intrigo, esercitando una pressione non indifferente sui personaggi e le loro relazioni. Che in Homeland sono importanti quanto l'azione, (e il finale di stagione lo ha provato ancora una volta), ma l'azione è fondamentale, e forse di questo gli autori si erano un po' dimenticati nella terza stagione.

Il finale, come si diceva, è totalmente incentrato sulle conseguenze emotive di quanto accaduto negli ultimi undici episodi, a suggellare una stagione che non si è mai fermata un attimo per lasciarci respirare. Eppure, come ogni finale che si rispetti, ci lascia con un cliffhanger da manuale che ci terrà in sospeso fino alla quinta stagione e con abbastanza quesiti da tormentare i nostri sonni per i prossimi mesi.


Suraj Sharma in una scena della quarta stagione.

SPOILER.

Saul ha davvero accettato di tornare a dirigere la CIA vendendo la sua anima al diavolo Haqqani e al suo inaspettato alleato Dar Adal? Ma soprattutto, che ne sarà di Peter Quinn? Ora che lui e Carrie hanno finalmente capito la natura dei loro sentimenti reciproci, tira una brutta aria sulla nuova missione del tormentato agente. Ma se Homeland ci ha insegnato una cosa, è che non dobbiamo mai dare niente per scontato.

In generale, la stagione ha lasciato qualche vittima sul campo, ma gli autori si divertono così tanto a manipolare i personaggi come burattini che eliminarli solo per un effimero (e maldestro) effetto shock è spesso, fortunatamente, fuori discussione. I risultati si vedono: il rapporto tra Saul e Carrie è costruito talmente bene, che una scena come quella in cui per poco Saul non si spara per non darla vinta ai terroristi esplode come una vera bomba emotiva. Ogni volta che un personaggio rischia la vita avvertiamo un sussulto al cuore, e di questo non possiamo che dare tutto il merito agli autori, che in quattro anni sono riusciti a creare personaggi vivi e credibili, ai quali è impossibile non affezionarsi pur con tutti i loro lati oscuri. Ulteriore prova ne è lo straordinario cameo di Damian Lewis, che per poco non ci ha fatto sperare che non si trattasse solo di un sogno di Carrie - e stiamo parlando di un terrorista riconosciuto!

FINE SPOILER.


Numan Acar è il leader talebano Haissam Haqqani.

In conclusione, il finale della quarta stagione di Homeland ha chiuso una manciata di puntate di altissimo livello, come non se ne vedevano da tempo nella serie. Speriamo che la quinta stagione prosegua su questa traiettoria senza mai guardarsi indietro. E senza fare prigionieri.