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Green Inferno - La nostra recensione

Eli Roth omaggia i Cannibal Movies, ma il pasticcio è dietro l'angolo

24.09.2015 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Siamo lontani, molto lontani, dai padri cui il regista di Hostel e recente sodale di Quentin Tarantino dichiaratamente si riferisce. Nomi italiani, titoli divenuti celebri, soprattutto per la loro crudezza e le cronache giudiziarie che li riguardarono. Quelli di Cannibal Holocaust (1980) di Ruggero Deodato, persino arrestato per oscenità e il sospetto che degli attori fossero stati realmente uccisi davanti alla macchina da presa, e di Cannibal Ferox (1981) di Umberto Lenzi, forse non "il film più violento mai fatto" come dichiarato dal distributore, ma comunque bandito in 31 nazioni (alcune delle quali han revocato il bando solo recentemente).


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Eli Roth, quindi, prosegue nel suo recupero di una tradizione nostrana di altri tempi, prima con i camei di volti (e corpi) celebri del nostro cinema anni '70 - Edwige Fenech in Hostel II - oggi con un personalissimo divertissement che rimanda a un cinema di genere ormai inevitabilmente anacronistico. Resta valido l'omaggio, e l'intenzione rievocativa, ma saranno ben pochi ad apprezzarla purtroppo. La coerenza tra un cinema 'sporco' che fu e la barbarie che nei film citati si scelse di mostrare era ben altra rispetto alla costruzione di fronte alla quale ci troviamo. L'effetto pastiche è totale, per altro affossato dalla impalpabilità e innaturalità delle premesse, ridicole a tratti nella loro forzatura.

Il tentativo di legarsi a una attualita' 'impegnata' - con le lezioni sulla circoncisione femminile o a favore delle popolazioni dell'Amazzonia sterminate per interessi commerciali - peggiora ulteriormente il complesso. Eppure questo Green Inferno a tratti regala anche momenti divertenti. Attivisti giovanissimi gettati in una situazione tanto estrema, d'altronde, non potevano non morire nei modi più efferati o ridicoli (volando via da una aereo o finendo tranciati da una elica). Peccato che a questo si aggiungano 'gag' (su feci e masturbazione) davvero superflue.



Lo 'Scooby Doo plan' di Mr. Roth forse può definirsi riuscito, il dubbio è sulla portata e sulla sua possibile diffusione. O apprezzamento. Probabilmente chi aveva sentito la mancanza di quei 'Cannibal movies' sarà comunque lieto del tentativo, anche abbozzato, ma se i riferimenti cui rifarsi dovessero esser quelli di Werner Herzog e Terrence Mallick, ai film dei quali questo film sarebbe dovuto assomigliare (come dichiarato da Roth), allora la distanza diventerebbe siderale. E i dubbi sulla lucidità dell'autore aumenterebbero.

Green Inferno è distribuito in Italia da Koch Media.
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