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Gosford Park

Gosford Park

gosford park

08.03.2002 - Autore: Ludovica Rampoldi
Un film di Robert Altman Con Michael Gambon, Kristin Scott Thomas, Maggie Smith, Stephen Fry, Kelly Mc Donald     Altman sceglie lInghilterra per ambientare il suo ultimo film, candidato a sette nomination allOscar anche come Miglior Film e Miglior Regia. Per immergersi in pieno nellumida e ricca campagna inglese il regista americano si è circondato di attori perfettamente british e ha ricreato in modo impeccabile latmosfera snob della nobiltà sullorlo della crisi a cavallo tra le due guerre.   1932. Gosford Park è la ricca tenuta di Sir William McCordle, che con la moglie Lady Sylvia ha organizzato un weekend nella casa in campagna. Il nugolo degli invitati comprende aristocratiche contesse, eroi della prima guerra mondiale, un attore di successo (Ivor Novello, lidolo britannico delle matinée) e un produttore americano dei film di Charlie Chan, tutti con un infinito codazzo al seguito di servitù, valletti e cameriere.   Tra i piani alti dei nobili e i piani bassi della sudditanza cè molto più di qualche pregiata scala intarsiata. Altman struttura il suo film salendo e scendendo nella scala sociale: i ricchi con le loro arie annoiate e distanti, la servitù che si fa chiamare col nome dei loro padroni e che ne adotta il linguaggio aulico. Ma i due piani verranno a coincidere e quello ne risulterà sarà un assassinio. O forse due.   Una commedia di maniera, un racconto alla Agata Christie, un divertissment in stile Charlie Chan. Linvito a cena con delitto che ci propone Altman dilata la struttura del giallo e finisce per scavare nella profondità dei personaggi, ironizzando sullaristocrazia inglese, classe sociale in agonia che seppur dotata di titoli, denaro e posizione ha bisogno del valletto per mettersi i calzini. Il punto di vista adottato è quello del sottosuolo della servitù: Altman non ci mostra i piani alti se non attraverso gli occhi dei camerieri, come se non si volesse mischiare con certa gente in uno snobismo al contrario.   Gosford Park ha una bellezza sottile, eppure nonostante gli attori bravissimi (uneccezionale Maggie Smith), i dialoghi brillanti e taglienti, un uso sapiente dellumorismo british, una perfetta ricreazione delle atmosfere e dei personaggi, cè qualcosa nel film che non riesce a entrare fino in fondo. Di fronte al film di Altman si rimane come la servitù di Gosford Park, ammaliata da un nobile mondo sontuoso e affascinante con il quale però non riesce a entrare in contatto e nel quale non può essere totalmente coinvolta, e si limita a osservalo da dietro una porta cercando di fare il meno rumore possibile
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