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Gitanistan, dentro lo stato multietnico delle famiglie rom- salentine

Un docu-film gioioso e colorato racconta un esempio di integrazione positiva nel tacco d’Italia

Gitanistan

04.05.2015 - Autore: Alessia Laudati
La scena potrebbe ricordare quella di una celebre pellicola di qualche anno fa, dove un dispotico genitore di origine greca e trapiantato a Chicago, faceva risalire qualunque parola appartenente al dizionario americano, a una indiscutibile paternità ellenica. 
 
Il gioco nascosto dietro il divertentissimo sketch, era quello di considerare la cultura a stelle e strisce come il risultato di un colorato melting pot, sulla cui origine nessuno sembrava interrogarsi più di tanto. Eppure oggi esistono etnie che sembrano destinate per sempre alla marginalità. Invece Gitanistan, un affascinante viaggio nella comunità rom salentina diretto da Pierluigi De Donno e Claudio “Cavallo” Giagnotti, costringe lo spettatore a prendere atto che l'Italia, seppur in maniera silente, è testimonianza reale dell’incontro positivo tra culture differenti. Per dimostrarlo, il docu-film si addentra quindi nelle storie di un gruppo di rom salentini di seconda e terza generazione, discendenti di famiglie che, a partire dal 1700, ma la data è orientativa, si stabilirono in Puglia prima lavorando come curatori di cavalli presso i contadini salentini e poi come macellai di carne equina.
 
E qui la prima dicotomia è evidente. Proprio il luogo simbolo per eccellenza della tradizione, il Sud, è oggi uno scrigno nuovo, gioioso e insospettabile della modernità. Sì, perché i discendenti delle famiglie Rinaldi, Bevilacqua, Barbetta, Dolce parlano e respirano secondo uno stile di vita contemporaneo che è al tempo stesso “italiano” e rom, e dove la cultura di origine si è talmente amalgamata con quella di arrivo da rendere il passato una terra straniera e l’oggi una prateria franca, dove i confini sono abbattuti in favore della piacevolezza del presente.

Una sintesi che ha corpo e odore, aldilà delle parole, nelle testimonianze folkloristiche e gastronomiche, che ancora oggi segnano il ritmo dell’integrazione dei rom salentini. La danza pizzica-scherma celebrata durante la festa di San Rocco in località Torre Paduli, la piazza unita nel folklore salentino e lo spirito gioioso della taranta, scandita dalle note del leader dei Mascarimirì, Claudio Cavallo Giannotti, un omone che, come si autodefinisce lui, si sente al 50% rom.