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Giochi di potere, la recensione del thriller sul lato oscuro dell'ONU

L'Oil for Food, l'Iraq di Saddam, le Nazioni Unite e un ambiguo Ben Kingsley nel nuovo film del danese Per Fly

Giochi di potere

09.07.2018 - Autore: Gian Luca Pisacane
La diplomazia è un’arma a doppio taglio: una via verso la pace per gli idealisti, ma allo stesso tempo un modo per raggiungere i propri interessi, per truffare l’avversario e guadagnare denaro. Giochi di potere è la cronaca di una stangata, di un intrigo internazionale ai danni della povera gente. È tratto dal romanzo autobiografico Backstabbing For Beginners. My Crash Course In International Diplomacy di Michael Soussan, giovane funzionario entrato all’ONU con la volontà di aiutare i bisognosi, per poi scoprire il marcio che si annidava dentro il Palazzo di vetro.

Per capire la vicenda bisogna fare un passo indietro. Nel 1995 l’Iraq di Saddam Hussein era schiacciato dalle sanzioni, la gente non aveva da mangiare, l’economia era in mano ai potenti e la miseria dilagava. Con il programma Oil For Food le Nazioni Unite si impegnavano a scambiare quote di greggio con aiuti umanitari: medicine e cibo. I fondi messi a disposizione erano tanti, da tutto il mondo, e facevano gola a molti. Nacque un giro di tangenti, uno scandalo, che uccise il sogno di un ragazzo che voleva sentirsi utile. Michael Soussan credeva nel suo Paese e nell’ONU, fino a quando non è stato costretto a immergere le mani nel fango, a scoprire che anche dietro le imprese umanitarie spesso si nasconde il lato oscuro dell’uomo.



Giochi di potere racconta la morte della speranza, il fallimento di tutti quelli che avevano fiducia in un Iraq rinnovato, nella democrazia. L’America conquistatrice rovescia le dittature, si sente padrona in ogni parte del globo, ma si dimentica di far valere la giustizia entro i propri confini, o di tenere sotto controllo quelli che chiama alleati. Il rischio è che non ci sia differenza tra vincitori e vinti, tra diplomatici e faccendieri. E a crollare sono i disgraziati, i bambini inchiodati a un letto senza poter ricevere né cure né cibo.

Il film gioca con gli equilibri, con le tante sfumature che possono nascondersi dietro a una buona azione. Il danese Per Fly mette in scena un carosello di spie, di uomini senza scrupoli disposti a tutto per lucrare sull’anarchia che regna in uno Stato. Il regista ambienta la sua storia negli edifici dei potenti, negli hotel a cinque stelle, il cui lusso si scontra con le immagini di una nazione martoriata, di un popolo perseguitato come quello curdo, ancora oggi nel mirino della Turchia.



Peccato che ci abbia infilato anche una love story che serve solo a spezzare il ritmo, e abusi in inquadrature ammiccanti e prevedibili. Ma a tenere alta la bandiera è Ben Kingsley (per molti ancora il Gandhi di Richard Attenborough), che con la sua ambiguità alimenta la tensione, si districa tra bene e male e cerca di “sviare” il pubblico. Vuole anche lui una parte del bottino, ma l’obiettivo è salvare gli innocenti. Qual è la verità? Quella fondata sull’affarismo dei politici o sulle lacrime di chi ha perso ogni cosa? Nell’epoca della post-verità sembra che niente sia reale e che tutto sia costruito.

In uscita l'11 luglio, Giochi di potere è distribuito in Italia da M2 Pictures.