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Giochi di potere a Washington

In arrivo sugli schermi "State of Play", il grande ritorno del political thriller basato su una celebre miniserie della BBC ed interpretato da Russell Crowe e Ben Affleck. Dal 30 aprile nei cinema.

Giochi di potere a Washington

16.03.2009 - Autore: Pierpaolo Festa
          Si comincia con la morte di una ragazza in circostanze misteriose e si continua con il brutale omicidio di un ladruncolo in pieno centro abitato. Due fatti da cui scaturiscono intrighi, bugie e ancora tanto sangue. Benvenuti a Washington D.C., capitale in cui niente è quello che sembra. A guidarci attraverso una strada buia è il giornalista d’assalto Cal McAffrey (Russell Crowe) che si ritroverà intrappolato nel bel mezzo di una rete di persone spietate. Gli toccherà proteggere il suo amico Stephen Collins (Ben Affleck), promettente senatore democratico che aveva una relazione segreta con la ragazza trovata morta. La situazione si complica quando il giornalista comincia a frequentare la moglie dell’amico (Robin Wright Penn). Toccherà alla caporedattrice Cameron Lynne (Helen Mirren) e alla sua collega Della Frye (Rachel McAdams) tirare Cal fuori dai guai.

Diretto da Kevin MacDonald ecco "State of Play", action thriller a sfondo politico basato sull’omonima miniserie pluripremiata della BBC: “Conoscevo la serie, ma non l’avevo vista – ha raccontato Crowe - Non l’ho ancora vista e non la vedrò. Dopotutto si tratta di un ottimo prodotto BBC e non può essere paragonato al nostro film. Probabilmente se la vedessi, so che mi arrabbierei: non c’è dubbio che ci siano più dettagli e approfondimento per i personaggi. C’è un’enorme differenza tra un film da due ore e uno da sei”.

E pensare che a Hollywood c’era chi scommetteva che questo progetto non avrebbe mai visto la luce, specialmente dopo l’annuncio che gli ormai ingaggiati Brad Pitt e Edward Norton avevano mollato il progetto per divergenze creative. “A Brad non piaceva la stesura finale dello script  – ha raccontato Macdonald, già regista de “L’ultimo re di Scozia” - Abbiamo analizzato il copione insieme, scena per scena. Alla fine è stato lui a dirmi: ‘Non credo che vogliamo fare lo stesso film’. A difesa di Brad vi dico che ha semplicemente lasciato il ruolo… altre star di Hollywood si sarebbero attaccate al telefono e avrebbero scatenato i loro agenti per le modifiche al copione”.

L’arrivo di Crowe ha salvato il progetto dal baratro: “Si, prima di me c’era Brad Pitt, ma la cosa non mi ha dato per niente fastidio – ha detto Crowe – Capita spesso in questo mestiere. Quando è arrivato Ben ci siamo trovati subito benissimo. È nata un’amicizia proprio perché abbiamo scoperto di avere  tantissime cose in comune. Ho fatto questo film perché sono sempre stato attratto dal giornalismo e dalla sua ambiguità”. Prima di dedicarsi ai set cinematografici, l’attore neozelandese pensava davvero di diventare un reporter: “All’epoca pensavo ci fosse un certo aspetto romantico nel fare il reporter. A volte dovevi mantenere i segreti, altre volte, invece, dire le cose come stanno. Ho fatto la richiesta per entrare alla scuola, ma poi improvvisamente ci ho riflettuto e ho capito che non era per me… ed è stata una cosa bizzarra perché al liceo ero io a dirigere il giornale della scuola!”.

E se pensate a qualche paragone cinematografico, Crowe è il primo ad avvertirvi: “Il nostro film non è una cosa alla 'Tutti gli uomini del presidente', in quella storia i giornalisti sono degli eroi, in 'State of Play' sono soprattutto esseri umani”.

State of Play” arriverà sui nostri schermi dal 30 aprile, distribuito dalla Universal Pictures.

Per saperne di più sul film:
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