NOTIZIE

"Fughe da fermo"

"Fughe da fermo"

fughe da fermo

14.04.2003 - Autore: Ludovica Rampoldi
Federico non è mai riuscito a liberarsi dal ricordo della brevissima storia d\'amore con Cristina, che da dieci anni insegue inutilmente. Per distrarlo gli amici Carlo e Marty progettano con lui atti di rivolta contro il sistema, come quello di far saltare un traliccio dell\'alta tensione con la dinamite. Per ottenere l\'esplosivo, dopo essersi rivolti ad un gruppo anarchico, i tre amici decidono di rapinare un benzinaio. Fede, Carlo e Marty vengono anche coinvolti da un\'organizzazione che offre prostitute russe da \"importare\" nel nostro paese, ma che in realtà si occupa di un traffico di stupefacenti.     Il commento Fughe da fermo; è questa lunica ribellione possibile che il film ci suggerisce, inutile, autoreferenziale e fine a se stessa, quando il vuoto di una vita ricca e opulenta paralizza lindividuo e ne impoverisce la mente. Disagio esistenziale che cerca riscatto ed effimera linfa vitale in atti senza senso, febbrili tentativi di trovare ciò che manca. Tratto dall\'omonimo romanzo dello stesso regista Edoardo Nesi, \"Fughe da fermo\" porta in superficie un disagio esistenziale che colpisce la classe benestante. Fede è ricco, ha una famiglia che pensa ai suoi bisogni e desideri, ha una bella macchina. Il dolore di Fede per lamore non corrisposto per la bellissima Cristina, nasconde il più profondo spettro del nulla. Tuffarsi in una piscina per infrangere una proprietà privata, frequentare prostitute e trafficanti, rapinare un benzinaio, ferirlo per portargli via pochi spiccioli, per poi inviargli successivamente cinque milioni a titolo di risarcimento; tutto ciò che evoca trasgressione può servire a sentirsi vivo. Attraverso il gruppetto di protagonisti, condannati ad essere prigionieri di una condizione esistenziale di assoluta inutilità, il film esprime l\'impotenza di una generazione cresciuta senza ideali e senza punti di riferimento. L\'argomento resta tuttavia irrisolto nella sua forma cinematografica, sia per la fragilità della sceneggiatura, che una cinepresa sempre in movimento cerca inutilmente di nascondere, sia per un\'atmosfera pericolosamente in bilico fra dramma e commedia. Le musiche sono del giovane protagonista Marco Cocci, già attore in \"Ovosodo\" e ne \"Lultimo bacio\" di Muccino.     Il giudizio Il film non convince del tutto, sia per lesilità della sceneggiatura, sia perchè affronta il problema del disagio, del vuoto di cultura e di valori condivisi, con troppa superficiliatà, camuffata quà e là da variopinti toni di colore. Si avverte un retrogusto giovanil-modaiolo al quale risulta difficile appassionarsi.    
FILM E PERSONE