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Fino a qui tutto bene: avere vent'anni a Pisa

Humor acidissimo e rifiuto dei toni melò; buona prova per la commedia giovanile di Roan Johnson

Fino a qui tutto bene

Fino a qui tutto bene

22.10.2014 - Autore: Alessia Laudati
Non un altro banale film post-universitario. Almeno non del tutto. Roan Johnson, nome esotico ma radici ben piantate in Italia, gira un film low budget nella Pisa dei fuorisede universitari. Qui, un gruppo di coinquilini molto uniti, passa l’ultimo weekend prima di separarsi dal piccolo centro di gravità permanente della città toscana. 
 
Fino a qui tutto bene, che si svolge nella zona grigia tra il tempo spensierato degli studi e le difficoltà di una vita adulta, rifugge l’esterofilia iconica della commedia Erasmus, il melodramma di stampo Federico Moccia e trasforma il cinismo, piuttosto che la volgarità, nel tratto caratteristico di una gioventù finalmente reale.
 
Merito anche dell’ambientazione atipica. Lo scenario toscano, dolce e bucolico è, da una parte, la metafora di un’età illibata e, dall’altra, il pretesto narrativo che vede agire due bravi attori toscani, Paolo Cioni e Guglielmo Favilla, come portatori sani di humor nero. 
 
Il film trova il proprio tono migliore quando riesce a ridere di temi delicati come la morte e il suicidio. Tuttavia, nonostante la freschezza appartenente a questo tipo di registro, esistono momenti nei quali decide di ancorarsi, per paura che la leggerezza si trasformi in vuoto esistenziale, agli stereotipi già sperimentati da questo tipo di commedia. Riappaiono insomma concetti usurati come crisi, con la C maiuscola, house party e gravidanze (non) programmate. 
 
In ogni modo, si tratta di una buona prova di cinema, che, anche se non sembra mantenere fino in fondo la coerenza iniziale, prova con coraggio a sfuggire la prevedibilità di una rappresentazione giovanile sempre uguale a se stessa. 

In uscita il 29 gennaio, Fino a qui tutto bene è distribuito da Microcinema.