NOTIZIE

Fahrenheit 11/9, Michael Moore vs Donald Trump - La Recensione

Il regista statunitense fotografa la situazione del proprio Paese, analizzando la più grande catastrofe moderna capitatagli, cause e conseguenze.

23.10.2018 - Autore: Mattia Pasquini
Qual è l'inizio della fine? Con Fahrenheit 11/9 Michael Moore cerca in qualche modo di rispondere a questo interrogativo. Un interrogativo dal quale il documentarista di Flint sembra ossessionato, tanto da averlo affrontato più volte, magari da punti di vista e in ambiti diversi, di volta in volta. Come in questo caso, che lo vede concentrarsi sul suo beneamato Donald Trump e tutto ciò che lo circonda, che la sua elezione implica e ha implicato, significa e potrebbe significare.



Come al solito, l'analisi procede per ampie volute. Rischiando di farci dimenticare il focus dell'opera, ma in compenso permettendoci di superare il pregiudizio di essere di fronte al mero tentativo di confermare una tesi di partenza (per molti, il motivo per il quale scegliere di vederlo). Non che Michael Moore sia del tutto disinteressato a ricordare quanto il suo Presidente sia il Male Assoluto o non ci già abbia abituato a vederlo procedere verso un obiettivo specifico con i suoi film, ma - come sempre, in questi - è nel percorso che si scoprono i panorami migliori. o peggiori.

Michael Moore in Trumpland, il film segreto del documentarista

Dopo una premessa storica volta a definire il contesto di riferimento e a presentarci il tanto atteso protagonista - sbeffeggiato come sempre (accompagnato dal 'Ridi pagliaccio' di Ruggero Leoncavallo) e raccontato anche attraverso aneddoti molto personali (come la puntata del The Roseanne Show del 1998 che li vide seduti insieme) - il film abbandona relativamente presto Trump, e per lunga parte del suo sviluppo, anche se paradossalmente per raccontarlo meglio. Per raccontare i motivi che hanno portato a far sì che Trump emergesse, trovasse terreno fertile e riuscisse in una impresa che molti avrebbero definito disperata. Molti, ma non lo stesso Moore, che in realtà ricorda senza particolare vanagloria la sua previsione del luglio 2016 nell'articolo di suo pugno "5 reasons why Trump will win".

Consigli.it per voi: Siete dei veri americani? Provatelo!

Distratti, e ancora più attenti, ci troviamo così nella sezione più interessante di questo - ancora una volta - troppo prolisso intervento, alle prese con i 'Real Americans' di Michigan e MidWest, con il clamoroso e criminale scandalo idrico della stessa Flint, i movimenti giovanili seguiti al massacro di Parkland e la loro 'March for Our Lives', con il manifesto e truffaldino boicottaggio di Bernie Sanders, lo sciopero degli insegnanti e la smaccata strategia del Villain predestinato, solo per scoprire che la colpa di tutto fu di. Gwen Stefani!



Razzismo, clientelismo, misoginia, manipolazione, tradimento, offese: niente di tutto questo ha impedito alla 'minoranza' della popolazione (il regista batte molto su questo punto) di portare l'immortale Donald alla vittoria. La sua capacità di cavalcare l'onda mediatica scatenata dai suoi stessi detrattori e dalle sue (poco) candide ammissioni di colpa - "Basta ammetterlo in televisione, perché diventi accettabile" sembra essere stato il suo segreto - è qualcosa che non resta sicuramente entro i confini a stelle e strisce. Come anche il riferimento al suo film Palma d'Oro, modificato in modo da collegare la data del rovinoso Election Day alla tragedia scatenata dall'evento, le sue ripercussioni sulla società e la politica a venire...

Fahrenheit 11/9 sarà nelle sale italiane dal 22 al 24 ottobre 2018, distribuito da Lucky Red.