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...E ora parliamo di Kevin - La nostra recensione

L'agghiacciante thriller con Tilda Swinton cattura, ma fallisce nello scavo psicologico

...E ora parliamo di Kevin - Tilda Swinton

15.02.2012 - Autore: Marco Triolo
Una pellicola agghiacciante, la disturbante discesa negli inferi di una famiglia e di una donna che partoriscono un mostro. Questo è “...E ora parliano di Kevin”, film di Lynne Ramsay che funziona come thriller, un po' meno come scavo psicologico.

Guardate la nostra intervista video a Ezra Miller.

Vi si racconta di Eva Khatchadourian (Tilda Swinton, smunta e ipnotica), madre di Kevin (Ezra Miller), un ragazzo che presenta gravi problemi nel rapporto con gli altri e che, sin da piccolo, dimostra un inspiegabile odio nei confronti della madre. Kevin sembra invece adorare il padre (John C. Reilly), che non si rende assolutamente conto dei demoni che covano nel ragazzo e che lo porteranno a fare una strage nella sua scuola.

E ora parliamo di Kevin recensione Tilda Swinton - Tilda Swinton con il piccolo Rock Duer

La Ramsay prende ispirazione da una serie di recenti casi di cronaca (a partire dalla famosa strage di Columbine, che ha ispirato anche il film “Elephant” di Gus Van Sant e il documentario di Michael MooreBowling a Columbine”) per raccontare la storia da un punto di vista spesso ignorato, quello delle famiglie che covano in sé le “vipere” responsabili di queste tragedie. La regista e sceneggiatrice è, da un lato, molto brava nel delineare la tensione tra Eva e Kevin: Eva è una ex-avventuriera costretta a farsi mamma sedentaria, e per questo prova un sentimento di malcelato odio nei confronti del figlio. Ma la Ramsay non cerca qualcuno da incolpare, e certamente in Kevin si cela qualcosa di più profondo, un disturbo che non può essere totalmente ricondotto al rapporto con la madre, anche se questo ha un peso non indifferente.

E ora parliamo di Kevin recensione Tilda Swinton - Ezra Miller e Tilda Swinton

La profondità psicologica si ferma però qui. Per il resto, “...E ora parliamo di Kevin” è un efficace thriller, un crescendo di tensione a tratti insostenibile che utilizza con disinvoltura ogni strumento dato dal cinema – flashback, flashforward, ellissi – per raccontare in maniera non lineare il calvario di Eva, a partire dal concepimento di Kevin, passando dall'infanzia e finendo poi all'inquietante adolescenza del giovane killer. Il limite del film sta, purtroppo, proprio nel personaggio di Kevin: nonostante le premesse e la ben nota conclusione, il ragazzo è davvero troppo evil per essere credibile. Il film non vorrebbe, ma finisce per sembrare una sorta di “Crescendo Michael Myers”. Kevin è fin troppo consapevole delle proprie “armi” sin da piccolo, è capace di lanciare sguardi di sfida alla madre per poi correre felice tra le braccia del padre, un gesto che non risulta mai nemmeno per un attimo dettato da ingenuità infantile. No, Kevin è dipinto da subito come un geniale manipolatore di sentimenti, un burattinaio che tiene in mano le vite dei suoi famigliari e le muove a piacimento. E, francamente, questo è un po' troppo da accettare. Ma sarebbe disonesto dire che il film non assesta un bel pugno nello stomaco. Un consiglio: neo e future mamme si astengano.

...E ora parliamo di Kevin”, in uscita il 17 febbraio, è distribuito in Italia da Bolero Film. Per saperne di più, guardate il trailer.

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