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Doubles vies, la recensione del nuovo film di Olivier Assayas

Il regista di Sils Maria torna con una commedia che vorrebbe riflettere sul passaggio all'editoria digitale

Doubles vies

31.08.2018 - Autore: Marco Triolo
Olivier Assayas torna a Venezia otto anni dopo Qualcosa nell'aria e dopo aver presentato a Cannes i suoi ultimi due film, Sils Maria e Personal Shopper. Con Doubles vies (Non-Fiction) si dà alla commedia, cambiando registro rispetto ai suoi lavori recenti. Trattandosi di Assayas, però, l'approccio alla commedia di Doubles vies è estremamente intellettuale. Il regista fa parlare moltissimo i suoi protagonisti, un editore, uno scrittore e le loro compagne, per tutto il film, una logorrea dedicata interamente alla crisi dell'industria letteraria sotto i colpi della rivoluzione digitale, e fa emergere qua e là la comicità dai dialoghi e dal modo in cui i suoi personaggi si dimostrano inadeguati al mondo e alle relazioni.
 
E va detto che, a tratti, si ride davvero. Specialmente quando è in scena lo scrittore dal successo altalenante interpretato da Vincent Macaigne, sempre alle prese con chi lo accusa di non avere idee e di riciclare spudoratamente le esperienze della sua vita reale. È un umorismo ripetitivo che si basa solo sull'idea di mettere in ridicolo il personaggio piazzandolo davanti a interlocutori più scaltri di lui, pronti a smascherare i suoi limiti. Ma bene o male funziona.
 
Quello che non funziona è invece l'accanimento con cui Assayas gira continuamente intorno agli stessi due o tre concetti, facendoli scandire per bene ai personaggi in quasi ogni scena. Il confronto tra vecchio e nuovo, tra carta e digitale, sarebbe anche un tema interessante, ma qui è trattato in maniera manichea e semplicistica. Incapace di una riflessione vera e profonda, Assayas avanza attraverso una serie di siparietti, ambientati nei salotti alto-borghesi parigini, in cui si svolgono accese quanto banali discussioni tra vecchia guardia e fantomatici “blogger”, twittatori di professione. Non mancano classici intramontabili come “oggi grazie a Internet si scrive molto di più di una volta” e “il futuro sono gli eBook”. Persino dopo il sesso non si parla d'altro!
 
Il film si divide tra questo e i tradimenti dei protagonisti, infedeli cronici. Tutti si tradiscono con tutti, tutti sono consapevoli dei tradimenti del partner. Non si capisce davvero dove Assayas voglia andare a parare con queste scene, né quale rapporto debbano avere con il discorso sull'editoria. Pare di assistere a due film diversi, incollati insieme per l'occasione. Nessuno dei due particolarmente originale o introspettivo.
 
Forse l'unica lezione che se ne può trarre è che nessuno cambia mai davvero e, soprattutto, nessuno sta davvero ad ascoltare i consigli degli altri. I protagonisti iniziano e finiscono nella stessa posizione, a dispetto delle loro promesse di evolversi e tentare strade differenti. Ma è un po' poco per giustificare 107 minuti di gente che si parla addosso.
 
Doubles vies sarà distribuito in Italia da I Wonder Pictures.