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Codice 999 - La nostra recensione

Corruzione, crimine e inseguimenti: gli ingredienti per un action da manuale ci sono tutti. E la ricetta funziona

22.04.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
"È pericoloso postare su InstaGoogleTwitFace", ammonisce un mai tanto gigione Woody Harrelson il direttore della banca derubata dalla banda protagonista di questo Heist Movie. E aggiunge: "Il mostro si è digitalizzato". È l'inizio di Codice 999, di certo non il primo film a voler aggiornare le premesse su cui vengono costruiti colpi e indagini dei moderni Crime, né l'unico a costruire un poliziesco con cura e misura. Di certo uno dei pochi a riuscirci davvero, soprattutto per quanto riguarda una messa in scena che non paghi la propria spettacolarità e che sembri particolarmente rispettosa di una realtà che spesso vediamo trasfigurata.



Una eccezionale azione iniziale ci conquista e strategicamente bendispone, va detto, ma anche il seguito dell'azione assembla elementi convincenti anche nella loro estremizzazione. La location di Atlanta sicuramente fa il suo, rendendo credibili scontri etnici e di classe ambientati in un habitat suburbano che oscilla tra James Grey e David Fincher, tra Refn e True Detective, riaccendendo la nostalgia del The Raid indonesiano del 2011 e stimolando gli stessi 'centri del piacere'.

John Hillcoat ci aveva già dimostrato di saper usare inquadrature e ritmi nei precedenti The Road e Lawless, ma qui come allora all'unione delle singole - convincenti e avvincenti - parti sembra in conclusione mancare qualcosa. Forse ci si aspetterebbe di esser sopresi anche dalla storia in sé, vista l'estetica cruda e lo stile scarno con cui è raccontata, ma in questo caso ad arricchire e impreziosire una base tanto classica ci pensa il cast, davvero 'top class' - con Kate Winslet (in versione zarina della mafia russa, seppur costretta al solito ridicolo accento), Woody Harrelson, Casey Affleck, Anthony Mackie e Clifton Collins, Jr. meglio di Chiwetel Ejiofor, Aaron Paul e Norman Reedus - e ben utilizzato.



Verrebbe da inserire la Georgia di Codice 999 nella stessa categoria della Boston di The Departed - e quindi della Hong Kong di Infernal Affairs - ma qualcosa ci frena. Forse l'alternarsi di piani e tagli diversi, gli escamotage quasi televisivi (ma ormai non è più una connotazione negativa) per tenere alta l'attenzione o il tentativo di inserire dove possibile l'immancabile sparatoria in modo da lasciare spazio al dinamismo degli inseguimenti, anche automobilistici.

Non c'è morale, come non c'è salvezza. Solo disincanto e sopravvivenza. Accennate substory lasciano insoddisfatte curiosità che avrebbero rischiato di distogliere o annacquare la minestra se assecondate, mentre l'approfondire le relazioni tra i criminali e le loro gerarchie finisce con l'essere paradossalmente tanto inevitabile quanto superfluo. Il vero fascino forse è nella bruttezza, che domina. Interna, più che esteriore, con tanti 'belli' e sfondi apparentemente piacevoli. Una bruttezza che non si lava, dalla quale non c'e' scampo, che non sorprende al rivelarsi.


Codice 999, in sala dal 21 aprile 2016, è distribuito da M2 Pictures