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Captain Fantastic - La nostra recensione

Ridere e piangere congiuntamente con la parabola hippie sulla famiglia del regista Matt Ross

Captain Fantastic

Captain Fantastic

17.10.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Una dramedy originale e divertente arriva a colorare e commuovere la Festa del Cinema di Roma. Captain Fantastic di Matt Ross è un film corale, assurdamente credibile che racconta da vicino le dinamiche di una famiglia disfunzionale retta da un pater familias d’eccezione, l’hippie Ben (Viggo Mortensen), che a colpi di marxismo e di uno stile di vita immerso nella natura cresce i suoi ben sei figli come totalmente isolati dalla civiltà in una tranquilla foresta in località Pacific Northwest.

Il film, partendo da questa premessa insolita, si prende l’onere di raccontare da vicino la quotidianità di una grande famiglia per poi interrogarsi su temi come il lutto, l’educazione filiale e soprattutto la paternità.

Infatti Captain Fantastic ha il merito di portarci all’interno degli equilibri famigliari con umorismo e non senza una profonda riflessione su cosa sia davvero importante nel rapporto tra genitori e figli, soprattutto quando arriva l’inevitabile ingerenza del mondo esterno e il richiamo irresistibile dell’esperienza a romperne l'equilibrio precario. Nonostante la serietà degli argomenti trattati, il film trova la propria leggerezza in un tono avventuroso e umoristico che lo trasforma, da un certo punto in poi, in un credibile road movie bizzarro e colorato.

Merito questo sia della scrittura brillante dello sceneggiatore e regista Matt Ross, sia della presenza attoriale di Viggo Mortensen che ha sia il carisma, sia la fermezza, sia l’intensità sufficienti per erigersi a capo di un gruppo famigliare discontinuo o come simbolo di un’interessante parabola sull’amore filiale che è a suo modo profondamente radicale.

Non dimentichiamo qui però di citare la bravura dei sei attori che interpretano il ruolo dei figli di Ben, tutti meravigliosi nel realizzare sullo schermo le proprie reciproche piccole diversità. Anche se il plauso maggiore va al personaggio di Bodovan (George MacKay) che interpreta il figlio maggiore del gruppo e unica sorta di opposizione mansueta alla leadership indiscussa di Bon. L’attore inglese, con la sua performance piena di pathos ma minimale, non sfigura di certo come antagonista buono, anzi maturo, di un grande attore come Mortensen. 
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