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Capri-Revolution conclude la trilogia sull'Italia di Mario Martone (Recensione)

Dopo Noi credevamo e Il giovane favoloso, Mario Martone racconta una comune hippie ante litteram

Capri-Revolution

06.09.2018 - Autore: Marco Triolo
 
Dopo Noi credevamo e Il giovane favoloso, Mario Martone conclude la sua trilogia sulla storia d'Italia con Capri-Revolution, presentato in anteprima alla Mostra di Venezia. Il film vede Marianna Fontana slegarsi dalla gemella Angela, con cui aveva interpretato Indivisibili, per assumere il ruolo di Lucia, una donna pastore alla ricerca della propria identità e indipendenza. Sullo sfondo della Capri degli anni Dieci, dove la donna incontra i membri di una comune di artisti e filosofi che anticipò (storia vera) i movimenti hippie di fine anni '60.
 
Lo diciamo subito: i due precedenti capitoli di questa trilogia ideale erano film molto più riusciti di questo. La “colpa” va principalmente a una sceneggiatura (di Martone e Ippolita Di Majo) troppo retorica. I temi, come l'emancipazione femminile, il confronto tra vecchio e nuovo, tra establishment e spinta riformatrice, vengono elencati per bene anziché raccontati per immagini. Le posizioni politiche e sociali vengono affidare a diversi personaggi, che le esplicitano in una serie di dialoghi sempre meno sottili. Fino a quando il confronto tra Lucia e il medico del paese (Antonio Folletto) sfonda la parete del ridicolo.
 
Martone sa certamente costruire immagini di notevole bellezza e suggestione, servendosi della fotografia di Michele D'Attanasio, mescolando coreografie, musiche e sonoro per confezionare un film “bello” da vedere e ascoltare. Ma la spinta iconoclasta di partenza lascia molto presto spazio a una pretenziosità che la schiaccia. Capri-Revolution è, in sintesi, un film che vuole parlare, denunciare, che vuole comunicare un messaggio forte e chiaro, ed è proprio questo sfoggio di impegno colto che sgonfia tutto lo slancio interessante che poteva avere inizialmente.
 
Capri-Revolution sarà distribuito da 01 il 13 dicembre.