NOTIZIE

Aspettando 'Elizabethtown'

L'uomo che ha conversato per quasi 400 pagine con Billy Wilder è tornato dietro la macchina da presa. Lo vedremo a Venezia il nuovo film di Cameron Crowe "Elizabethtown"

elizabethtown

12.04.2007 - Autore: Claudio Moretti
L’uomo che ha conversato per quasi 400 pagine (foto incluse) con Billy Wilder è tornato dietro la macchina da presa. A settembre, nella sezione Fuori concorso, vedremo a Venezia il nuovo film di Cameron Crowe Elizabethtown”.

Dopo aver causato perdite per milioni di dollari ad un’azienda di scarpe nell’Oregon, Drew Baylor (Orlando Bloom) viene licenziato. La sua ragazza Ellen (Biel) aggiunge al danno la beffa mettendolo sentimentalmente in mezzo a una strada desolata. Bloom pensa al suicidio, quando un'altra morte, quella del padre, lo distrae dal proposito. Torna nella città natale di Elizabethtown (Kentucky) per il funerale, e qui la vita gli offre un’altra pagina bianca da scrivere. A cambiare capitolo, durante il volo verso casa, era stata l’hostess Claire (Kirsten Dunst). Tempo dell’atterraggio che Bloom era già cotto di lei.

Cameron Crowe è un personaggio eclettico: regista, sceneggiatore, giornalista (specie su Rolling Stone), scrittore (alla storia del cinema ha consegnato un tomo che trasuda di cinema: “Le Conversazioni con Billy Wilder”). Con Say Anthing ha posto le basi per le “teen romantic comedies”, poi negli anni il cinema di Crowe è stato soprattutto quello di un certo tipo di scene “in-between”, come le chiama lui. “Nel mezzo”, letteralmente. Quegli istanti piccoli, senza dialoghi, in cui cambia la vita delle persone. Da Say Anything, passando per Jerry Maguire, fino al nuovo Elizabethtown, Crowe ha costruito la sua carriera cercando disperatamente di filmare quei momenti infilmabili. Quei fragili attimi in cui la vita dei personaggi cambia direzione.

Dopo Vanilla Sky Crowe voleva una storia fatta soprattutto di personaggi, e alla fine si era ritrovato con in mano lo strano incontro tra una persona che non ha mai realmente viaggiato (Bloom) e un’altra che facendo l’hostess, sostanzialmente non ha fatto altro che viaggiare. Queste sono state le cavie di Crowe alla ricerca di quei momenti invisibili di trasformazione. Lui ha cercato di farsi trovar pronto con la macchina da presa per catturare i suoi prediletti “in-between moments”. Racconta che i produttori di Jerry Maguire, dopo aver visto la pellicola la prima volta dissero: “Ma questo è un in-between movie, dannazione! Questo non è Mission: Impossible! Come diavolo facciamo a venderlo?”