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Angry Indian Goddesses - La recensione da Roma

L’amicizia grintosa tra donne in salsa orientale e senza trascurare l’urgenza dei temi sociali

Angry Indian Goddesses

20.10.2015 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Indiane, arrabbiate e potenti come delle divinità laiche ma non per questo meno determinate. Angry Indian Goddesses poteva essere il primo buddy movie indiano al femminile, ma la condizione delle donne nel paese asiatico è talmente complicata, che il film, con molta modernità, non è solo un’interpretazione “rosa” della classica commedia sull'amicizia. Ed è proprio questa la forza di Angry Indian Goddesses: trovare il giusto equilibrio tra sentimentalismo, comicità e dramma, senza tuttavia evitare l’integrazione tematica con le grandi problematiche sociali contemporanee.

Per farlo, il regista indiano Pan Nalin – incredibile, si tratta di un uomo – mette insieme una carrellata di volti femminili che, come nei più tradizionali film corali, vengono riuniti in un’occasione comune, qui un matrimonio, e fatti poi interagire con naturalezza e senso dell’ironia. In questo caso il realismo, almeno nella prima parte, è minato da un pizzico eccessivo di sentimentalismo, ma il ritratto è in ogni modo coerente con la realtà.



Però il bello deve ancora arrivare. Perché già in questa scelta, quella di mettere al centro della narrazione un gruppo di donne, sembra essersi compiuto un piccolo miracolo per la commedia cameratesca. Quest’ultima scavalca infatti la rappresentazione canonica al femminile, per dare spazio a dei caratteri capaci di far ridere e appassionare oltre al discorso puramente estetico. E se è vero che la prima parte - maggiormente descrittiva - soffre di eccessiva retorica, con un accumulo esagerato di temi e sottotrame, è anche giusto notare come nella parte finale del film si assista all’atto di empowerment al femminile maggiormente riuscito tra i tanti presenti nella pellicola.



In effetti, non avrebbe avuto senso parlare di un gruppo di thirty-something e volerne fare un ritratto autentico gioioso e libertino, senza affiancare a questa narrazione la riflessione sulla realtà della condizione femminile nel paese. Che necessariamente passa per la presa di posizione nei confronti dalla mancanza di libertà di orientamento sessuale, fino a toccare il tema della violenza personale e di un sistema giudiziario che continua a colpevolizzare le vittime senza appello.

Questo sembra dire il film, che attraverso un gruppo di caratteri incisivi e abbastanza ben calibrati nelle dinamiche di gruppo, rompe le regole e mostra la reazione realistica e scorretta di un gruppo di donne che reagiscono con estrema e disperata lucidità, all’oppressione sociale delle proprie libertà.

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