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Amore, cucina e curry - La nostra recensione

La ricetta di Lasse Hallström non e' particolarmente originale, nonostante (e come) le spezie impiegate

10.10.2014 - Autore: Mattia Pasquini
Da Madame Mallory e il piccolo chef indiano (a dire il vero, titolo del libro di Richard C. Morais dal quale il film e' tratto) a Amore, cucina e curry, la fantasia dei titolisti italiani sembra seguire da presso quella dimostrata da Lasse Hallström nel suo nuovo The Hundred-Foot Journey, un viaggio di 'cento passi' decisamente diverso da quello che la traduzione letterale suggerirebbe, ma fin troppo simile a qualcosa di gia' visto nel genere, e dall'autore.



Non succede spesso che nei film che - per moda o reale ispirazione - decidono di abbinare i mondi della gastronomia e della settima arte si riesca ad andare oltre cliche' e facili metafore, e infatti i casi memorabili si contano sulla punta delle dita. Tra questi, a buon titolo (quanto meno per l'impatto che ebbe sul pubblico), proprio quel Chocolat al quale Hallström sembra qui ammiccare.

[Videointervista: Lasse Hallström torna al cinema culinario quindici anni dopo Chocolat]

Una famiglia di profeti della cucina, in fuga, ripara in un paesino francese dove la tradizione - qui gastronomica oltre che sociale - non prevede che degli stranieri vengano a turbare lo status quo con spezie, passione, fantasia e naïveté. Un po' troppo, nonostante la produzione importante (Steven Spielberg e Oprah Winfrey) e la presenza di una doppia coppia di attori da non trascurare.



Il premio Oscar Helen Mirren sembra entrata nella fase delle pretese da Re Mida che coglie molti artisti, convinti di poter trasformare in oro qualsiasi cosa porti il loro nome, e il protagonista Manish Dayal e' il volto perfetto per uno stereotipato sviluppo della sua parabola da 'buon selvaggio' a 'vittorioso e nostalgico'. Per fortuna con loro ci sono la sapienza e l'umorismo di Om Puri (star indiana prestata al cinema occidentale, da East is East al Fondamentalista riluttante) e la freschezza e la carica di Charlotte Le Bon (Yves Saint Laurent, e prossimamente in The Walk di Robert Zemeckis).

Tutti, purtroppo pero', si muovono su una scacchiera secondo percorsi preordinati, e prevedibili sin dalle prime scene della vicenda. Sin da subito avremmo potuto giurare sul trovare o meno amori, ricette da replicare, crisi potenzialmente venate di dramma e lieto fine, ma non vi diremo - per non rovinarvi la sorpresa - se le previsioni si son rivelate esatte. Certo e' che pur in una favola come questa sarebbe stato possibile costruire uno svolgimento piu' coerente e senza strappi e mancanze, con svolte narrative a tratti non sequenziali e lasciate in sospeso



Non ce lo saremmo aspettati da quello Steven Knight, che aveva fatto ben altra impressione come regista-sceneggiatore del recente Locke, sicuramente 'costretto' dal testo originale a una zuppa di ingredienti tanto vari, dall'intolleranza xenofoba allo scontro culinario - tra satira e omaggio - di nouvelle cuisine, innovazione e cucina popolare. In fondo la parte piu' gustosa (per il pubblico che prevedibilmente sara' attratto dal film) e che fara' venir voglia di confrontarsi con il Samosa con cui Hassan cerca di superare la frontiera inglese, le cinque salse fondamentali della cucina francese (vellutata, besciamella, olandese, pomodoro, spagnola), la sua omelette rivisitata o - per i piu' arditi - il piccione con salsa di tartufo.


Amore, cucina e curry, in uscita il 9 ottobre, e' distribuito da Universal Pictures