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A un metro da te - La Love Story ospedaliera resuscita il genere Young Adult (Recensione)

Ispirato al romanzo di Rachael Lippincott, il film di Justin Baldoni mette in scena un dramma tipico rivitalizzato da due interpreti da tenere d'occhio.

20.03.2019 - Autore: Mattia Pasquini
Will e Stella si amano. Sono loro i protagonisti di A un metro da te, due diciassettenni purtroppo affetti da fibrosi cistica, e per questo costretti a una vita fatta di limitazioni e terapie ospedaliere. Ma soprattutto a non potersi avvicinare a meno di 2 metri di distanza (6 sei piedi nella versione originale). Una differenza che nello svolgimento del film si avverte tanto nelle incongruenze matematiche derivanti dalla traduzione, che per quanto fastidiose o ridicole restano peccati veniali. Soprattutto considerando l'equilibrio stesso del film e la sua appartenenza al genere Young Adult.



Un genere mai scomparso, ma che tra derive fantasy o fantascientifiche e produzioni originali sembrava aver trovato nelle varie piattaforme streaming il luogo ideale dove esser fruito. E che torna in auge cavalcando un modello che lo aveva portato a vivere un periodo d'oro, guarda caso grazie a predecessori come Colpa delle stelle o Quel fantastico peggior anno della mia vita che qualcuno ha definito 'Sick Teen Romance'.

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Approfittare del tema della malattia come ostacolo principale all'amore dei nostri due sfortunati eroi è sicuramente un mezzo 'facile', da un certo punto di vista, tutto sommato a lungo gestito con delicatezza, humour ed equilibrio. Soprattutto nelle interazioni con il mondo che li circonda. E al netto della importante prova della Haley Lu Richardson di Ravenswood e Split e  - soprattutto - dell'aretino Cole Sprouse di Riverdale e Zack & Cody, la costruzione di questo microcosmo interno dell'ospedale funziona proprio per i suoi abitanti.

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I problemi nascono quando inevitabilmente l'obiettivo si sposta per concentrarsi esclusivamente sui due protagonisti. E quell'equilibrio di cui parlavamo inizia a venire meno. Tra didascalismi e forzature, si avverte in maniera piuttosto decisa una diseguaglianza tra le parti relative alla narrazione del loro vissuto e alla caratterizzazione dei personaggi e ciò che avviene, i momenti che fattivamente scandiscono lo sviluppo della vicenda. Tanto più quanto più ci si avvicina verso la conclusione, ed aumenta la necessità di offrire al pubblico un momento topico.



È un po' un rotolare veloce e disordinato, a un certo punto, quello della storia, che inciampa spesso avviandosi verso il finale. Che tragico, salvifico o romantico che sia - a prescindere da quello che si desideri o si tema - viene raggiunto con una certa approssimazione. Inevitabilmente sulla carta l'evoluzione dei due e certe riflessioni esistenziali, il loro diverso approccio alla malattia e alle speranze di una vita in prestito, da 'Born Terminal', avranno ricevuto maggior spazio e attenzione, ma sullo schermo la musica è diversa… E anche i bei momenti presenti finiscono per essere depotenziati da immagine e costruzione, fino a un climax che non colma le palesi mancanze avvertite

A un metro da te, in sala dal 21 marzo, è distribuito da Notorious Pictures.