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A snake of june

Come accade per von Trier, Tsukamoto o si ama o si odia, senza vie di mezzo. Sperimentatore, eccentrico, paranoico, soprattutto coraggioso ai limiti - molti suoi detrattori dicono e scrivono - del ridicolo.

A snake of June

12.04.2007 - Autore: Elena dal Forno
Di questo breve "capolavoro delle paranoie erotiche", che ha vinto a Venezia nel 2002 il premio speciale della giuria, Tsukamoto, oltre a ritagliarsi una particina, firma infatti regia, produzione, soggetto, sceneggiatura, montaggio, scenografia, ma soprattutto fotografia.   Una grande fotografia, bisogna dirlo. Ogni fotogramma come un quadro, inquadrature senza sbavature, virate in un blu-tristezza da inverno dell'esistenza. Un blu gelido, chirurgico. Quindi non credete a chi vi dice che questo è un film in bianco e nero. Storie. Il film è a colori, e ve ne accorgerete subito. Il colore della paranoia e della malattia. Fino all'esplosione finale, rosso porno, naturalmente e sorprendentemente.   La trama racconta che in una Tokyo piovosa e fredda ("June" è il mese delle piogge in Giappone) una coppia vive ignorandosi completamente. Potrebbero essere felici, sono ricchi e hanno successo. Ma. C'è sempre un "ma". Lui, maniaco della pulizia, terrorizzato dai "prodotti del corpo" e dal corpo stesso, non osa nemmeno sfiorarla. A lei preferisce sfregare (sublimando fisicamente, senza dubbio) lavandini e vasche. Lei invece vive una doppia vita: impeccabile ma frustrata nel suo lavoro ad un call center per aspiranti suicidi, scarica la sua nevrosi attraverso pratiche masturbatorie (queste reali) in ogni luogo il marito non possa vederla. Un giorno Rinko, la donna, riceve attraverso la posta alcune foto che la ritraggono mentre è tutta intenta ai suoi piaceri. Un misterioso sconosciuto ("The Snake", lo stesso Tsukamoto), che rivela di essere malato di cancro ed essere stato convinto da lei attraverso il telefono a non suicidarsi, la perseguita. Costui la costringerà a dare sfogo a tutte le sue fantasie più proibite portandola a spasso per una Tokyo quasi estranea, deserta, nuda, fino alla riconciliazione con il marito.   Il triangolo passionale sullo sfondo di un Giappone cyberpunk, la cura estrema di suono e immagine, il simbolismo e la divisione tra interno ed esterno, il gioco degli opposti, dall'estrema anarchia alla totale sottomissione/repressione. Temi sui quali Tsukmoto ritorna come ossessionato, dai tempi dei due violentissimi Tetsuo (e chi non li ha visti faccia pubblica ammenda e colmi subito la lacuna!), passando per Gemini e Bullet Ballet, analizzando attraverso l'occhio impietoso la crisi della moderna coppia borghese. Giapponese od europea che sia.   Chiunque cerchi in questo film visoni hard sarà deluso. Nonostante il tema sia chiaramente sessuale, Tsukamoto lo tratta come il fattore "mentale" di risveglio per ogni senso assopito. Attraverso una mortificazione fisica che è in ogni caso una violenza psicologica (farsi fotografare mentre ci si masturba) si arriva ad una resurrezione di coppia che esplode in un liberatorio rosso porno. Un rosso virato, questa volta, in blu-fuoco, ma, naturalmente, sotto la pioggia.  
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