Questa storia qua
Attraverso il racconto e le canzoni di Vasco e un ricco materiale di repertorio, il film ci regala un intimo e inedito ritratto dell'unica vera rockstar italiana… In anni in cui tutto stava andando verso la normalizzazione, il carrierismo, il perbenismo, Vasco, con la sua faccia da contadino, la sua andatura da montanaro, la sua voce sguaiata da fumatore, il suo sguardo sempre un po' perso, diventava l'idolo di una diversità, di un farsi i fatti propri, di un non volersi irreggimentare che trovarono pronta e osannante una moltitudine di ragazzini (Pier Vittorio Tondelli)
Le canzoni di Vasco Rossi, che si sia suoi fan o meno, hanno bene o male descritto le vite di tutti noi. Per questo alla visione di “Questa storia qua”, documentario di Alessandro Paris e Sybille Righetti,
se da una parte è vero che vediamo un Vasco inedito, dall'altra ci
rendiamo conto di aver sempre saputo che in fondo Rossi è così,
altrimenti certi versi non avrebbe mai potuto scriverli.
Dall'infanzia al giorno d'oggi, Vasco è mostrato, ma la sua voce attuale
è solo off, quasi come se fosse lui stesso a raccontarsi. Finalmente,
al di là dei fasti di una vita spericolata, del live fast della
rockstar, del mito un po' maledetto del cantautore di Zocca, Paris
e Righetti mostrano l'uomo dietro la facciata: una persona sensibile e
alla continua ricerca di un'umanità tipica dei luoghi da dove proviene,
disperatamente bisognoso di ritrovarla negli occhi di migliaia di
persone che durante la sua carriera ha incontrato. A raccontare
quest'uomo sono i suoi amici: niente fan in delirio, pochissime le scene
dai concerti. Per lo più abbiamo accesso a materiali inediti, filmini
in super 8 oppure girati con le prime VHS, che gli abitanti di Zocca
custodiscono gelosamente (nessuno lì ha mai smesso di voler bene a
Vasco) e che non sono mai stati mostrati prima. I compaesani del rocker
li hanno dati a Sybille Righetti, certi del riguardo che lei avrebbe
avuto nei confronti dell'amico di suo padre. Ne esce fuori un ritratto affettuoso e sincero, che mostra tutto schiettamente, seppur senza scavare in particolari morbosi quali potevano essere la tossicodipendenza e la morte di Riva.
Poche le canzoni, utilizzate per intero e non frammentate come
solitamente si usa in certi documentari biografici. “Per dare la
possibilità al pubblico di cantarle”, spiega Paris. Le emozioni invece
sono tante, perché finalmente vediamo un essere umano, forse anche stanco, ma ancora troppo innamorato della musica e della vita per mollare.
Vasco legato a Zocca a doppio filo, perché lui è Zocca e senza
l'essenza della sua terra non sarebbe mai potuto essere l'artista che è
stato. Che vi piaccia o no, anche voi siete stati descritti almeno una
volta in una qualche canzone di Vasco.