Pina 3D
Pina è un film di Wim Wenders dedicato a Pina Bausch, una delle più importanti coreografe della Storia recente, nome di punta di quel teatro-danza che, a partire dagli anni Settanta, ha rivoluzionato la concezione della danza contemporanea. Il regista ci guida in un viaggio sensuale e di grande impatto visivo, seguendo gli artisti della leggendaria compagnia Tanztheater Wuppertal sulla scena e fuori, nella città di Wuppertal, il luogo che per 35 anni è stato la casa e il cuore della creatività di Pina Bausch.
Movimenti reiterati, ossessivi. Sempre uguali in un crescendo di ritmo e
di intensità. Come in un rito. Quello che serve a esorcizzare rabbia,
dolore, repressioni, sempre volto alla positività e alla gioia. Tirar
fuori la sofferenza, liberarsene, riscoprirsi, capirsi. Pina Bausch era (anche) questo. La sua morte improvvisa ha lasciato un vuoto
incolmabile non solo nel mondo della danza, ma in quello dell'arte
tutto. Da anni con l'amico Wim Wenders progettavano di portare su grande schermo alcune delle sue più grandi coreografie. Ma
il cineasta, che mai avrebbe sminuito il lavoro di Pina con un mezzo
narrativo inadeguato, ha atteso e atteso, fino a che la tecnologia 3D (studiata e messa a punto con particolari scopi visivo-narrativi proprio per questo film) non è arrivata a un livello per lui soddisfacente.
Purtroppo Pina non ha potuto assistere nemmeno a una ripresa. Il suo
sogno è stato raccolto dai suoi danzatori, fedelissimi e inconsolabili,
che hanno convinto Wenders a non arrendersi.
“Cafè Müller”, “Kontakthof”, “Vollmond” e soprattutto quel capolavoro assoluto che è la versione di Pina de “Le Sacre du Printemps” sono le coreografie scelte per “Pina”,
intervallate da a solo dei danzatori del Tanztheater Wuppertal che
reinterpretano gli insegnamenti e i movimenti di Pina, rendendole
omaggio, dimostrando allo spettatore – anche a quello più digiuno di
questa arte del movimento – come uno stesso gesto possa assumere
differenti valenze e significati a seconda di chi lo esegue e lo
interpreta.
Wenders porta la danza fuori. Fuori dal teatro della compagnia
stabile, fuori dagli studi di prova, le restituisce quel palcoscenico
naturale che è la vita, lascia che i danzatori si muovano in
cima a una collina, sotto la monorotaia di Wuppertal, sul treno, in una
piscina… Il movimento si riappropria dello spazio che gli appartiene, in
una sensazione tattile, in una regia assoluta e partecipativa che fa
sentire lo spettatore parte di un tutto che si respira, si tocca, si
esperisce. Proprio come voleva Pina.
Perché sopra ogni elemento di questo film c'è lei, non solo quando danza in completa solitudine sullo sfondo di “Cafè Müller”, ma in “Ogni gesto, ogni passo, ogni singolo movimento”. La rivoluzionaria dallo sguardo più dolce e più penetrante dell'ultimo millennio vive ancora. Finché si danzerà, nulla sarà perduto.