Parto col folle
Robert Downey Jr. interpreta Peter Highman, che tra 5 giorni diventerà papà per la prima volta. Peter sta per prendere un volo che da Atlanta lo porterà a casa per essere al fianco della moglie al momento del parto. Le sue migliori intenzioni andranno completamente in fumo a causa dell'incontro con l'aspirante attore Ethan Tremblay (Zach Galifianakis) che convincerà Peter a compiere il viaggio in auto insieme a lui. Questo si trasformerà in una vera a propria avventura on the road attraverso il paese.
Percorrere le strade d'America è certamente uno dei temi più
affascinanti costantemente contemplati sia da Hollywood che dal cinema
mondiale. E sebbene le pellicole sul tema siano a centinaia, quando
davanti alla macchina da presa c'è Robert Downey Jr. nuovamente pronto a una performance coi fuochi d'artificio, allora si
tratta di un prodotto comunque destinato a essere più speciale degli
altri.
Contrariamente a quanto si possa pensare, “Parto col folle” non è ricalcato sulla stessa formula demenziale di “Una notte da leoni”, nonostante la presenza dello stesso regista e nonostante il fatto che il co-protagonista Zach Galifianakis riproponga praticamente lo stesso ruolo di quel film. La pellicola è una commedia che strizza l'occhio al grande John Hughes, cercando di passare alla storia come il “Biglietto in due”
del ventunesimo secolo. E le intenzioni del regista sono sincere: la
chimica tra Downey e Galifianakis funziona sia sul piano esilarante che
su quello malinconico, anche se l'accoppiata Steve Martin e John Candy rimarrà sempre a un livello superiore. Più che cercare continuamente di
far saltare lo spettatore dalla poltrona a colpi di risate, il film
racconta di un'amicizia che cresce in circostanze straordinarie. Un tema
tutt'altro che originale, ma che nelle mani di Todd Phillips si traduce sullo schermo in una delle prime vere commedie hollywoodiane on the road del nuovo millennio.
E se Galifianakis continua a specializzarsi nel trovare il punto
perfetto tra grosse risate e malinconia, a scagliare colpi all'insegna
del politicamente scorretto ci pensa Downey. Vederlo dare pugni
ai più piccoli e sputare contro i cani è uno spettacolo abbastanza
estremo: il suo personaggio è un uomo che sa come scatenare il bastardo
che c'è in lui e l'attore lo interpreta improvvisando e liberandosi di
quell'aura eroica che gli è stata appioppata dalla Marvel (non
neghiamolo, anche se il suo Tony Stark è un bad boy, alla fine della giornata indossa sempre l'armatura di Iron Man per salvare il mondo).
La commedia viene scandita in episodi, alcune trovate funzionano, altre
un po' meno e sono le paure dell'America di oggi a essere prese di mira:
dalla sicurezza negli aeroporti, al terrore verso gli immigrati
clandestini. E alla fine, sullo sfondo del Grand Canyon tra sparatorie e
inseguimenti, è inevitabile pensare ai Looney Tunes e a Willy il
Coyote. Un vero spasso.
Continuiamo dunque a tenere d'occhio Todd Phillips, regista che non ha
alcuna paura a tentare di raccogliere l'eredità dei grandi della
commedia USA degli anni Ottanta. I suoi film, gli unici del genere che
attualmente sono capaci di funzionare sia in patria che all'estero,
riescono sempre in uno scopo: mettere di ottimo umore chi sta a
guardare.