NOTIZIE

Vajont

"Vajont" che ti tiene col fiato sospeso per tutto il tempo è stato a lungo progettato a tavolino prima delle riprese. 15 settimane di riprese per una spesa di 18 miliardi.

Vajont

12.04.2007 - Autore: Francesca Camerino
Cast: Michel Serrault, Daniel Auteil, Laura Morante, Jorge Perugorria, Leo Gullotta. Origine: Italia - 2001 Durata: 116 Regia: Renzo Martinelli   Dimostriamo cosa siamo capaci di fare, noi italiani dice Michel Serrault, nei panni dellanziano ingegnere Carlo Semenza che ha progettato la diga nella valle del Vajont. Il torrente che scorre nella valle di Erto e Casso e confluisce nel Piave davanti a Longarone e Castellavazzo viene rinchiuso in una conca dalla diga più alta del mondo, 263 metri. Grandiosa opera pubblica degli anni 60 e simbolo del grande boom economico. La musica potente conduce subito nellimminente tragedia. Pensano tutti che la diga porterà benessere, tranne i contadini che hanno molti timori. Il geometra Olmo Montaner (Jorge Perugorria) che lavora alla diga è la pedina del potere, della S.A.D.E., la Società Adriatica di Elettricità definita non lo stato nello stato ma lo Stato stesso dalla giornalista Tina Merlin (Laura Morante) in uno sfogo di rabbia. Il tecnico subisce passivamente le richieste dei suoi superiori ( siete uomini strani voi del Vajont gli dice Ancilla) perché crede che il progresso possa far molto per i paesi della valle. Ancilla (Anita Caprioli) di cui è innamorato diventerà sua moglie. E lei a convincerlo ad andare via da quel posto. Ma é troppo tardi. La natura soggetta allavidità delluomo si vendica. La costruzione va al ritmo di settanta centimetri al giorno. Neanche la scoperta della spaccatura sul fianco del monte Toc, frena il diabolico Nino Biadene (Daniel Auteil) collaboratore senza scrupoli di Semenza. Cè qualcuno che dice: Sai perché questa montagna si chiama Toc? Perché dalle nostre parti Toc vuol dire qualcosa di marcio, friabile. Marcio come il potere. Dopo le enormi spese per realizzare il progetto non ci si può più fermare. Occorre giungere al collaudo per poter ottenere i contributi governativi e vendere la Grande Diga allEnel. Tutti nascondono la verità e credono allanziano geologo Giorgio Dal Piaz (Philippe Leroy) che dalle analisi fatte rassicura sulla mancanza di pericoli. Dallaltro lato cè Edoardo, figlio di Semenza e voce della ragione, che fa una perizia, questa volta veritiera sulle possibilità di crollo. A prendere le difese degli abitanti e della natura, furibonda per la superficialità umana, entra in scena la giornalista dell Unità Tina Merlin montanara e testarda, che denuncia i pericoli della costruzione. La donna è determinata ed è sostenuta dagli abitanti dei paesi che testimoniano in suo favore quando viene accusata di aver pubblicato delle notizie false e tendenziose. A darle manforte Olmo e la moglie Ancilla. Purtroppo sono tante le colpe degli uomini: aver costruito la diga in una valle non idonea dal punto di vista geologico, aver innalzato la quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza, non aver dato lallarme la sera poco prima del disastro per attivare levacuazione. Gli abitanti sono sottoposti al potere che si riempie il portafoglio a spese della gente. E la montagna si dibatte, si difende e urla nella notte. Il film presenta grandi effetti visivi, un cast internazionale e una chicca: la partecipazione di Mauro Corona uno dei pochi sopravvissuti al disastro del 63 che ai tempi aveva tredici anni. Vajont che ti tiene col fiato sospeso per tutto il tempo è stato a lungo progettato a tavolino prima della realizzazione. 15 settimane di riprese per una spesa di 18 miliardi. Non molto per un kolossal che non mostra per dare spettacolo ma per stimolare la memoria sopita.