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Un long dimanche

A febbraio uscirà in Italia il nuovo, attesissimo, dibattutissimo film di Jean Pierre Jeunet, regisdta acclamato de "Il favoloso mondo di Amelie". Nel film anche Audrey Tatou, liberata dal ruolo eterno di Amelie

A long dimanche

12.04.2007 - Autore: Giulia Villoresi
\"Il favoloso mondo di Amelie\" ha creato un mito. Oltre alla candidatura a cinque premi Oscar, tra cui quello di miglior film straniero, ha fatto scoprire al mondo un aspetto del cinema francese che ben pochi conoscevano. O forse, più semplicemente, ne ha inventato uno a sé, dimostrando che la manier de Truffaut, Lelouch, Chabrol, Veber non è l\'unica. È cresciuta così la fama di Audrey Tatou, attualmente l\'attrice più pagata di Francia, il prestigio del regista Jean Pierre Jeunet, finanziato dalle case di produzione americane, e la magia di un film che racconta qualcosa di diverso in maniera diversa. Il mito è rimasto integro fino ad oggi, in particolare fino a questo mercoledì, quando a Parigi c\'è stata la prima di \"Un long dimanche de fianceilles\" (Una lunga domenica di fidanzamento), film nel quale la coppia Tatou-Jeunet torna a lavorare insieme, l\'una sul set, l\'altro dietro la cinepresa. Per averlo in Italia dovremo aspettare il febbraio del 2005. Ma riuscirà questo film a soddisfare le nostre aspettative? In primo luogo colpisce la trama, che si discosta molto dal genere a cui ci aveva iniziato Jeunet. Tratto dal romanzo di Sebastien Japristot, si narra la storia di Mathilde (Tatou), una ragazza francese che dopo aver aspettato quattro anni che il suo innamorato Manech torni dai campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale, viene a sapere che il ragazzo è uno dei cinque soldati dell\'esercito ad essere stati accusati di diserzione e condannati alla pena di morte. Inizia così la coraggiosa battaglia di Mathilde, claudicante a causa della poliomelite, che non vuole arrendersi alla realtà e parte per scoprire il destino del suo amato, prigioniero in una terra di nessuno. Un colossal in piena regola. E la sentenza non si è fatta attendere a lungo. Troppo \"americano\" per un premio francese, secondo il tribunale della critica di Parigi, il film è già stato vittima delle proteste dell\'Associazione nazionale dei produttori francesi. È stato infatti prodotto dalla \"2003 Production\", società di copertura del Warner Bros. Ma non solo i nomi mettono in dubbio la \"nazionalità\", e quindi il carattere del film di Jeunet. Anche le cifre parlano chiaro. Quasi 46 milioni di euro il costo del film, più di 600 tecnici hanno partecipato alle riprese, 80 attori e 1500 collaboratori, 400 comparse in 2 anni di lavoro. La produzione ha lavorato per mesi per ricostruire digitalmente la Parigi degli anni Venti, chilometri di stoffa sono stati cuciti per creare le divise dei soldati. Insomma, un progetto molto diverso da quello del \"Favoloso mondo di Amelie\". Una promessa non mantenuta? Ma Jeunet e Tatou ne sono entusiasti. Il regista ha dichiarato di aver covato e coccolato questo progetto per più di dieci anni, da quando si era imbattuto, adolescente, nel romanzo di Japistrot. Per Audrey Tatou, che per adattarsi al passo di claudicante ha dovuto indossare un apparecchio ortopedico durante tutte le riprese, il personaggio di Mathilde ha significato molto. \"Non ero preparata al modo in cui questo ruolo mi avrebbe toccata. Io sono una persona allegra e positiva, ma durante le riprese è come se mi fossi rinchiusa in un mondo in cui nessuno poteva raggiungermi. Mathilde ha cominciato ha influenzare il mio temperamento sul set, rendendomi più seria e solitaria. Quando le riprese sono finite, mi sono sentita libera, sollevata.\" Un film che vanta, dunque, se non quel carattere originale, indipendente e magnetico di \"Amelie\", per lo meno un certo spessore. Staremo a vedere.