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Un film parlato

Nella sua ultima opera, il grande regista portoghese ci trascina in un viaggio attraverso il Mediterraneo, sui siti originari delle grandi civilizzazioni, per una riflessione sull'evoluzione del mondo occidentale.

Un film parlato

12.04.2007 - Autore: Lidwine Tamburini
Rosa Maria (Leonor Silveira), una giovane professoressa di storia dell'università di Lisbona, parte per una crociera nel Mediterraneo con sua figlia Maria Joana (Filipa De Almeida), per poi raggiungere il marito, pilota d'aereo in posto a Bombay, in India. Diverse tappe durante le quali Rosa Maria potrà visitare i posti di cui parla durante le sue lezioni e facendo così conoscere a sua figlia ciò che ha marcato la storia delle civilizzazioni mediterranee: da Ceuta a Marsiglia, Pompei, Atene, le piramide d'Egitto, Istanbul Durante la crociera, Rosa Maria incontra anche tre donne di nazionalità diverse : Delfina, donna d'affari francese (Catherine Deneuve), Francesca, ex-famosa modella (Stefania Sandrelli) e Helena, attrice e cantante greca (Irene Papas) ; così come il capitano della nave, John Walesa, americano di origine polacca (John Malkovich). Tramite i meandri della crociera, De Oliveira ci trasporta attraverso il tempo, come una deviazione per farci riflettere su ciò che ha costituito il mondo occidentale, i suoi luoghi mitici, le sue civilizzazioni. Come dice lui stesso, « un film parlato poiché è parlato in varie lingue ». Infatti, il film affronta le lingue sulle loro particolarità proprie, sulla cultura che ognuna porta con sé e che rappresenta, e come hanno potuto contribuire all'evoluzione della civiltà occidentale, nelle loro vicinanze ma anche nelle differenze. Così lo spazio si costruisce tramite le lingue e la parola in generale, e la tavola dove cenano il comandante e le tre donne costituisce una specie di nuova Babele, dove ciascuno parla la sua lingua e si fa capire perfettamente dagli altri. Ma al di là del confronto linguistico, sono la comunicazione e l'ascolto ad essere in gioco qui, l'apprendimento dell'altro proprio nelle sue differenze : sia fra due o parecchie culture, sia fra individui nelle loro scelte di vita, sia anche nel semplice fatto di una madre-professoressa che spiega a sua figlia-allieva, alla quale « piace sapere ». La curiosità per l'altro, le interrogazioni che esso possa suscitare e che porta infine a questa ri-scoperta dei simboli del mondo occidentale, dei diversi luoghi come teatro della civilizzazione. Il tempo continua ad andare avanti (il piano ricorrente della nave che fende le onde), ma spinto da ciò che lo ha costituito. Il tempo che le immagini distendono e ripiegano tramite lo sguardo, in particolare della protagonista sui monumenti, la Storia, ma anche all'interno del film stesso, con gli echi del cane di Marsiglia che prefigura quello di Pompei, o della bambola che la madre prende in esempio per spiegare la natura umana a sua figlia (« se hai una bambola e che qualcuno prova a prendertela, la tieni con tutte le tue forze ») prefigurando l'ultima scena. Il film si presenta come uno scambio continuo di sguardi, dal primo piano all'ultimo (come un campo/controcampo), nel senso proprio così come figurato, per una critica dell'evoluzione dell'umanità, di cui le tre donne e il comandante si fanno portatori, lasciando lo spettatore stupito come lo sarà Malkovich.