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Un anno di storie e immagini

Si sta dunque concludendo un anno che, forse più di quelli passati, ha dimostrato come lo scarto tra cinema intellettuale e cinema più 'popolare' si è decisamente allargato, decretando la supremazia di quest'ultimo. Ecco la nostra classifica

Meglio 2005

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Si sta dunque concludendo un anno che, forse più di quelli passati, ha dimostrato come lo scarto tra cinema intellettuale e cinema più “popolare” si è decisamente allargato, decretando la supremazia di quest’ultimo. La tendenza sempre più marcata a raccontare storie, ad approfondire la psicologia dei personaggi, a lavorare sulla coerenza e sulla funzionalità della sceneggiatura, sembra essere diventata un peculiarità di cineasti maggiormente attenti alle esigenze del pubblico, al contrario di coloro che invece fanno cinema per sé stessi – l’esempio più smaccatamente evidente si è avuto all’ultimo festival di Venezia-.

L’anno si è dunque aperto con due film che sono grandiose narrazioni di animi umani: Sideways di Alexander Payne e Million Dollar Baby di Clint Eastwood(entrambi i film sono usciti in America nel 2004, in Italia all’inizio del 2005). Un cinema che sfrutta le regole di un genere pienamente codificato – il buddy-movie ed il melodramma nei casi appena citati – per arrivare a trovare il perfetto equilibrio tra opera personale e prodotto capace di lavorare su macro-storie. Nel corso di quest’anno abbiamo poi avuto altri preziosi esempi di questo modo “modus operandi” con In Her Shoes di Curtis Hanson, Cinderella Man di Ron Howard, con il prossimo, bellissimo Brokeback Mountain di Ang Lee (Leone d’Oro a Venezia, lo vedremo all’inizio del 2006), ed in maniera minore anche Elizabethtown di Cameron Crowe; anche in Italia, finalmente, si è avuto un tentativo volto in questa direzione, e ne è uscito fuori uno dei lungometraggi più riusciti e taglienti degli ultimi anni, quel Romanzo criminale di Michele Placido che ha dato nuova linfa ad un discorso narrativo “forte” come quello del genere poliziesco:vediamo se l’esempio verrà seguito anche da altri autori nostrani…

L’altra osservazione fondamentale che va fatta analizzando il 2005 è il fatto che le mega-produzioni hollywoodiane, i cosiddetti “blockbuster” destinati a mietere quattrini in tutto il mondo, hanno evidenziato una maggiore attenzione alla qualità artistica del prodotto, non soltanto alla spettacolarità necessaria per attirare le masse in sala. Un film su tutti va preso come esempio di questa nuova tendenza: Batman Begins di Christopher Nolan è un’opera di notevole coerenza estetica, e fonda il proprio successo proprio su questa sua qualità intrinseca; altri autori hanno poi continuato la propria “politica degli autori” all’interno del sistema hollywoodiano e dei film “mainstream”, realizzando opere di indubbio valore. Tim Burton e la sua Fabbrica di cioccolato, Peter Jackson con King Kong, e non ultimo il leggendario George Lucas con Guerre stellari epidosio III - La vendetta dei Sith. Unica eccezione negativa secondo me è stata la Guerra dei mondi di Spielberg, in assoluto uno dei peggiori lavori del grande regista.

Ad ogni chiusura di anno il cinema, attraverso i più prestigiosi premi americani, tende ad assegnare i riconoscimenti alle opere più significative. Ecco allora, in linea con questa tendenza, i miei premi ideali ai film più belli del 2005.

Film dell’anno: Sideways di Alexander Payne
Regista dell’anno: Tim Burton per la Fabbrica di cioccolato e la Sposa cadavere
Attore dell’anno: Paul Giamatti per Sideways e Cinderella Man
Attrice dell’anno: Shirley MacLaine per In Her Shoes
Film italiano dell’anno: Romanzo criminale di Michele Placido
Film più sopravvalutato: la Guerra dei mondi di Steven Spielberg
Film più sottovalutato: Cinderella Man di Ron Howard