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Top Ten: le dieci morti di The Walking Dead

SPOILER: uno sguardo in retrospettiva alle morte più importanti della serie, sia riuscite che deludenti

The Walking Dead

02.04.2014 - Autore: Marco Triolo
C'è bisogno di dire “SPOILER” prima di avventurarci in una Top Ten dedicata alle dieci morti più significative di The Walking Dead? È chiaro che se non avete ancora visto la quarta stagione o nessuna delle stagioni, e vi state tenendo da parte la serie per vederla in un secondo momento, questa classifica non fa per voi. Se invece siete degli insaziabili fan della serie horror ideata da Robert Kirkman e Frank Darabont, continuate a leggere.

Di morti importanti se ne sono viste parecchie nel corso di quattro anni di The Walking Dead, e nella maggior parte dei casi gli showrunner – oltre al licenziatissimo Darabont, Glen Mazzara e Scott M. Gimple – le hanno affrontate con più o meno successo, da quelle più improvvise e raffazzonate a quelle più sentite e sconvolgenti. Diamo uno sguardo in retrospettiva, ricordando sempre il motto della serie (e del fumetto): la vera minaccia non sono i morti, ma i vivi.



Sophia Peletier
Questa fu scioccante per i lettori, perché Sophia è ancora viva nei fumetti di Robert Kirkman. Ma fu anche un colpo di teatro di enorme impatto e un modo potente per concludere la prima parte della seconda stagione: quando Sophia, la figlia di Carol che i nostri hanno cercato per svariati episodi senza successo, esce dal granaio di Hershel, zombificata, tocca a Rick l'ingrato compito di sollevarla dalle sue sofferenze, sotto gli occhi sconvolti di Carol. Uno dei momenti a più alto tasso emotivo dell'intera serie.



Dale Horvath
Il primo vero colpo al cuore dei fan. Dale (Jeffrey DeMunn) era il cuore del gruppo, l'anziano e saggio mentore, l'ultimo residuo di umanità in un mondo pericolosamente in bilico sull'abisso della barbarie. In un momento in cui si doveva decidere tra cedere alla violenza e recuperare la propria umanità, la morte dell'unica voce in favore della seconda opzione fu una vera e propria dichiarazione d'intenti da parte degli sceneggiatori. La morte di Dale fu anche la prima parte di una doppietta indimenticabile, il che ci porta a...



Shane Walsh
Tornando ai lettori, questi ultimi se l'aspettavano da tempo. Chi invece ha scoperto TWD solo in televisione, non poteva certo sospettare che Shane Walsh, uno dei personaggi più riusciti e intriganti della serie, magistralmente interpretato tra follia e risolutezza da Jon Bernthal, facesse una tale fine. E per mano del suo ex migliore amico Rick (e di suo figlio Carl, responsabile della “seconda uccisione”), per giunta. Mazzara decise saggiamente di non allontanarsi troppo dal fumetto, evocandone, anzi superandone per una volta il pathos.



T-Dog
La terza puntata della terza stagione dimostra che gli sceneggiatori non avevano perso il vizio di far morire i personaggi due per volta. Prima ci lascia T-Dog, personaggio mai davvero sviluppato durante le prime due stagioni. Un'occasione sprecata e una scelta troppo facile, che ricade nel cliché secondo cui “il nero è sempre il primo a morire”. Peccato che non si possa difendere T-Dog: era davvero una macchietta e persino nella morte è stato obliterato, perché...



Lori Grimes
Nello stesso episodio muore anche Lori, personaggio odiatissimo dai fan. Il suo triangolo con Rick e Shane non le è stato mai perdonato, così come la sua natura manipolatoria e la tendenza a mettere zizzania pur di sopravvivere. La sua morte – causata da parto, ma inflitta dal figlio Carl – avrebbe dovuto avere un certo impatto, ma è stata giocata troppo presto. Se Mazzara e compagnia avessero atteso di sviluppare meglio la storyline della prigione, infondendo nei protagonisti un falso senso di sicurezza (come nel fumetto), e solo allora avessero calato la scure, avrebbero ottenuto un risultato ben superiore. Invece, hanno sacrificato tutto ciò in nome dello shock value. Anche se bisogna dire che la reazione di Rick è uno dei più alti momenti della serie e ha dimostrato una volta per tutto che Andrew Lincoln è un grandissimo attore.



Merle Dixon
Merle ci lascia nel penultimo episodio della terza stagione. Anche in questo caso, si tratta di una morte “sbagliata”: non tanto nella realizzazione, perché vederlo prima ucciso dal Governatore e poi finito (da zombie) dal fratello Daryl fa la sua figura. Quanto nelle tempistiche: dannazione, ci avevano promesso il ritorno di Merle per tutta la seconda stagione, e ora che finalmente lo ritroviamo, anziché giocare sulle dinamiche tra i due fratelli – e tra due attori davvero in parte come Michael Rooker e Norman Reedus – ce lo fanno fuori in una manciata di episodi? Che occasione sprecata.



Andrea
È quasi d'obbligo eliminare un personaggio importante verso la fine di una stagione di The Walking Dead e la morte di Andrea, legata a una sedia dal Governatore e lasciata in balia di uno zombie, era quasi scontata, dopo tutto quello che aveva passato nella terza stagione, divisa tra i suoi vecchi compagni e la storia d'amore con il Governatore stesso. Eppure, non possiamo scrollarci di dosso l'impressione che gli sceneggiatori non sapessero più come usarla, dato che avevano introdotto un'altra figura di donna combattiva, Michonne. E poi dispiace che non vedremo mai la storia d'amore tra lei e Rick, come nei fumetti.



Hershel Greene
Il finale di metà quarta stagione segna un secondo colpo al cuore: dopo Dale, era stato Hershel a prenderne il posto come coscienza del gruppo. La sua morte – decapitato dal Governatore e poi finito da Michonne – rappresenta la dissoluzione dell'unità famigliare e avviene in un momento perfetto, con la giusta escalation emotiva. Una delle morti più “guadagnate” e sentite della serie.



Il Governatore
Brutta fine per David Morrissey, alias Philip Blake, alias Brian Herlot, alias il Governatore. Prima Michonne lo trafigge e lo lascia ai vaganti, poi però arriva la sua amante tradita, Lilly, e gli spara un colpo in testa. Possiamo dire morte peggiore della serie? Quasi. Certamente la più moscia e anti-climatica. Avrebbero dovuto lasciarlo nelle mani dei morti viventi, avremmo dovuto gustarci mentre un'orda di zombie lo faceva a brandelli. Se lo meritava. Invece Gimple ha deciso di lavorare di sottrazione, lasciandoci con l'amaro in bocca.



Lizzie e Mika
Nell'inquietante terzultimo episodio della quarta stagione, le sorelle Lizzie e Mika ci lasciano nel modo più agghiacciante possibile. La prima, totalmente impazzita e incapace di gestire la realtà post-apocalittica, uccide la sorellina per provare che gli zombie sono, in fondo, persone come tutti. Carol prende atto della situazione, capisce che “non potrà mai stare vicino ad altre persone”, e fa l'unica cosa possibile: la porta a spasso, in una scena incredibilmente coraggiosa, e letteralmente la abbatte, come una bestia ferita. Non è crudeltà, ma pietà.