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The Interpreter

Sicuro protagonista della scena cinematografica americana fin dagli anni '60, il grande Sidney Pollack torna dietro la macchina da presa in un genere a lui assolutamente congeniale, il giallo a sfondo politico

THE INTERPRETER

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Id., Usa, 2005;
Regia di Sidney Pollack;
con Nicole Kidman, Sean Penn, Catherine Keener, Yvan Attal

La bella ed altera Silvia Broome (Nicole Kidman) lavora all’Organizzazione delle Nazioni Unite come interprete: tornata nella sua postazione fuori dell’orario di lavoro, la donna ascolta accidentalmente una conversazione riguardante l’organizzazione di un attentato contro il presidente della repubblica di un paese africano, che arriverà negli Stati Uniti entro pochi giorni per parlare all’assemblea. Denunciato l’accaduto all’F.B.I., la ragazza si trova però al centro delle indagini iniziate dal detective Tobin Keller (Sean Penn) e della sua collega Dot Woods (Catherine Keener); soprattutto l’uomo in un primo momento non si fida della testimonianza di Silvia, ed in particolar modo del suo passato: lei ha infatti vissuto la sua infanzia proprio nel paese dove il presidente da democratico si è trasformato negli anni in dittatore repressivo e sanguinario. Ostacolato dalla reticenza della Broome e dal dolore della recente scomparsa della moglie, Keller dovrà sciogliere il bando della matassa e soprattutto impedire l’assassinio del presidente.

Sicuro protagonista della scena cinematografica americana fin dagli anni ’60, il grande Sidney Pollack torna dietro la macchina da presa dopo sette anni in un genere a lui assolutamente congeniale, il giallo a sfondo politico. L’autore dell’indimenticabile “I tre giorni del condor” (Three Days of the Condor, 1975) dimostra però di essere rimasto un po’ troppo legato ad un modo di fare cinema, e soprattutto di intenderlo, ormai superato. Il difetto maggiore di questo suo ultimo, pur interessante “The Interpreter” è infatti quello di possedere un suo ritmo interno che molto rimanda a quello che Pollack prediligeva negli anni ’70, e che se non dosato attraverso una perfetta caratterizzazione dei personaggi e la giusta alternanza di azione  ed introspezione psicologica, rischia come in questo caso di diventare estenuante. Una sceneggiatura piuttosto piatta e scontata non aiuta poi il cineasta soprattutto nelle scene di confronto tra i due protagonisti, in cui vene fuori tutta schematicità dei due personaggi. Farraginoso e decisamente troppo lungo (due ore abbondanti), “The Interpreter” ha però dalla sua almeno un paio di sequenze di grande fattura cinematografica, che preferiamo non svelare per non rovinare la sorpresa dei lettori/spettatori. Altro pregio del film è poi il carisma di una Nicole Kidman tornata bellissima e soprattutto di Sean Penn: soltanto un attore della sua statura avrebbe saputo rendere almeno credibile un ruolo altrimenti davvero poco verosimile.

Tecnicamente molto valido – basta pensare che la fotografia è del grande Darius Khondji – “The Interpreter” sembra essere un lungometraggio uscito fuori da un’altra epoca di cinema, incapace ad adattarsi agli stilemi imposti dalla cinematografia americana contemporanea. Nel voler proporre a tutti i costi il proprio “personal touch” Pollack riempie il film di tutta una serie di scene inutili e retoriche, che ne affossano pesantemente il ritmo e la credibilità.