Le carceri possono essere luoghi di redenzione assoluta oppure posti dove il profilo violento del piccolo criminale può addirittura inasprirsi. Lo sa bene il regista Jacques Audiard autore di pellicole durissime come Un sapore di ruggine e ossa o Dheepan – Una nuova vita che in Il profeta racconta l’ascesa di un piccolo delinquente diventatato, durante la prigionia, un vero e proprio boss.
Il film. Malik (Tahar Rahim), è un giovane diciannovenne francese di origine araba, analfabeta, che vediamo all’inizio del film condannato a sei anni di carcere per un fallito tentativo di rapina. Durante la prigionia avrà modo di perdere la propria innocenza, e pur di sopravvivere alle vessazioni dei boss del carcere diventare un criminale ancora più spietato dei suoi carnefici.
Dietro le quinte. Il profeta è un film del 2009 diretto da Jacques Audiard. Prima di quest’anno il regista aveva partecipato ad una proiezione di uno dei suoi film precedenti proprio all’interno di un carcere. In quell'occasione, scioccato dalla condizioni dei detenuti, aveva deciso di ambientare il suo prossimo film proprio all’interno di un carcere stesso.
Perché vederlo. Per riflettere sull’esperienza del carcere e assistere ad un dramma d’autore davvero molto originale. Soprattutto nel film viene mostrato il totale fallimento del ruolo rieducativo della condanna e della pena, che spesso, come in Il profeta, porta i piccoli criminali in luoghi ancora più violenti, anarchici, dove non hanno alternativa per sopravvivere se non quella di diventare tremendamente spietati.
I premi. Grand Prix Speciale della Giuria del 62º Festival di Cannes nel 2009 e Miglior Film Straniero ai Bafta del 2010.
La scena da antologia. L’uccisione in carcere di Reyeb da parte di Malik, momento che dà inizio del suo apprendistato criminale.
Dove e quando. Lunedì 31 ottobre alle ore 21:10 su La Effe.
