NOTIZIE

Stasera in TV, 3 gennaio: I figli degli uomini, Clive Owen e la fine del mondo

Il film di Alfonso Cuarón, presentato a Venezia, resta una delle vette del suo cinema e di quello distopico moderno e di fantascienza

I figli degli uomini

I figli degli uomini

03.01.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Nel 2006 Alfonso Cuarón conquistò la critica della Mostra di Venezia con il suo I figli degli uomini (Children of Men), avventura fantascientifica e distopica tratta dall'omonimo romanzo della britannica P. D. James. L'autrice si dichiarò molto soddisfatta della versione finale (nella quale la causa della crisi venne ascritta all'infertilità femminile e non maschile come nel libro); forse anche per la scelta del regista di non leggere mai il testo originario per non esserne influenzato. Di certo per le grandi prove offerte dal cast di effettivo pregio: Clive Owen, Julianne Moore, Michael Caine e Chiwetel Ejiofor su tutti.

Il film. 2027. La razza umana sta per estinguersi perché da 18 anni non nascono più bambini e la scienza non riesce a capire la causa dell'infertilità che dilaga nel mondo. Theo Faron, attivista pacifista diventato semplice burocrate, si trova coinvolto insieme alla ex-moglie rivoluzionaria, Julian, nel salvataggio e nella protezione di una donna rimasta misteriosamente incinta che potrebbe portare un barlume di speranza per la continuazione della specie umana...



Dietro le quinte. Pablo Picasso, George Orwell e Ralph Banksy (del quale ammiriamo varie opere) sono dei riferimenti presenti in tutto il film - visivamente e non - che lo stesso Cuarón dichiarò aver girato con in mente La battaglia di Algeri del 1966 più che Blade Runner. Film che curiosamente vede apparire un animale - generalmente cani - in ogni scena e nel quale la scena più complicata - ed emblematica della meticolosità del regista - da girare fu quella in cui vediamo Clive Owen condotto dai propri rapitori in una stanza tappezzata di giornali. Il motivo? La richiesta di dover creare ad hoc ogni singolo articolo pubblicato sulle pagine in questione, sebbene a mala pena visibili.

Perché vederlo. Un film sostanzialmente 'pacifista' (come conferma il fatto che il personaggio di Owen non tocchi mai una pistola e quello di Caine fosse dichiaratamente ispirato a John Lennon), ma che per molti motivi seppe - e ancora riesce a farlo - toccare la sensibilità e la coscienza di molti, emozionando. Per i temi, dalle paure 'globali' alla cura degli indifesi (donne, bambini e animali), e per le scelte estetiche di Alfonso Cuarón, qui ai massimi livelli. Realismo, distopia e fantascienza si mescolano in maniera omogenea e coerente, regalando immagini da tragenda e sincerità di sentimenti. Per la sensibile possibilità di veder realizzata una tale situazione in un nostro prossimo futuro, ma soprattutto per le capacità tecniche e interpretative dei protagonisti in gioco, davanti e dietro la macchina da presa.



I Premi. Alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia il film vinse il Premio Osella per il migliore contributo tecnico a Emmanuel Lubezki, premio bissato dai successivi BAFTA (dove vennero candidati anche gli 'effetti speciali') con la Migliore fotografia, e la Migliore scenografia a Geoffrey Kirkland, Jim Clay e Jennifer Williams. Completano l'elenco un Saturn Award come Miglior film di fantascienza e le tre nomination agli Oscar (non vinti) per la Migliore sceneggiatura non originale, il Miglior montaggio e ancora la Migliore fotografia.

Dove e quando. Alle 23.15 su Rete 4, canale 4 del digitale terrestre e della piattaforma satellitare TivùSat.