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Stasera in TV 27 settembre: L'uomo senza volto, l'eccezionale Prima da regista di Mel Gibson

Un dramma di origine letteraria è l'occasione perfetta per passare dietro la macchina da presa per il contestatissimo attore.

27.09.2018 - Autore: Mattia Pasquini
Dal romanzo omonimo del 1962, firmato da Isabel Holland, L'uomo senza volto, Mel Gibson trasse il suo esordio - definito "fulminante" - come regista, probabilmente convincendosi di poter continuare. E per fortuna, visto che il sessantaduenne cineasta statunitense nove volte padre continua a sorprendere dietro la macchina da presa, nonostante critiche ed eccessi…

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Il film. 1968: con il viso sfigurato in seguito a un incidente, il prof. McLeod (Mel Gibson) vive appartato in una casa del Maine. Il dodicenne Chuck (Nick Stahl), con una madre al quarto matrimonio e tante insicurezze, sogna di entrare a West Point. Per prepararsi diviene allievo di McLeod che finisce per fargli da padre. Ma la città non tollera questa amicizia e accusa il prof. di pedofilia. Il ragazzino viene allontanato dal suo maestro e...



Dietro le quinte. Forse fu una scelta maturata, quella di dirigere se stesso, ma forse Mel si ritrovò costretto a farlo dopo aver scartato (o incassato i rifiuti) dei vari Harrison Ford, Kevin Costner, Dennis Quaid, William Hurt, Michael Keaton, Andy Garcia, Alec Baldwin, Ray Liotta, Sean Penn, Kurt Russell, Tom Hanks, Jeff Bridges o Robin Williams, considerati inizialmente per il ruolo di Justin McLeod. Scelta fortunata, alla fine, per Gibson, che fu accompagnato nella sua 'prima volta' dall'esordio - come attore, in questo caso, ovviamente - del suo compagno di scena Nick Stahl. Una curiosità: la scena iniziale, ambientata a Boston, in Massachusetts, mostra in realtà il lungofiume (il Willamette River) di Portland, nel Maine.

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Perché vederlo. Il primo film di Gibson dietro la macchina da presa mostra l'impegno di un regista nato, specialmente quando si parla di attori. Tutti, nel cast, riescono a brillare, a prescindere dagli sbalzi e le incertezze narrative gestite in maniera naive da un direttore ancora in cerca di esperienza. Ma il film colpisce, soprattutto per le sue idee e per la complessità della sua storia, senza nulla togliere allo studiatissimo ritmo e al colpo al cuore che arriva dall'intelligente lavoro di squadra di Gibson e Stahl, e dalla costruzione del loro particolarissimo rapporto, capace di sfidare le certezze di molti, anche nel pubblico.



La scena da antologia. Ancora una curiosità relativa alle location, quelle della scena in cui Justin e Charles ammirano l'acqua dalla montagna, in questo caso la cosiddetta Bradbury Mountain, di Pownal, nel Maine. Per realizzare la scena, si dovette abbattere - o comunque rimuovere - la barriera che da sempre protegge i turisti dal rischio di cadute (e che venne rimessa al suo posto subito dopo le riprese). Un altro cambiamento non indifferente fu quello, a livello tematico, operato da Gibson stesso nei riguardi del romanzo originario, nel quale il rapporto tra McLeod e il suo giovane accolito era decisamente meno 'limpido'. Ma il regista voleva che la sua versione fosse "più positiva", e dunque…

I premi. Niente premi per il Mel Gibson regista esordiente, che iniziò da subito a esser preso poco sul serio dalla critica, né nomination. Che invece andarono - almeno quelle degli Young Artist Awards - a Nick Stahl e Gaby Hoffmann come Miglior attore e attrice giovane in un film drammatico, candidato anche come Miglior film drammatico per la famiglia.

Dove e quando. Alle 21.30 su NOVE, canale 9 del digitale terrestre e della piattaforma satellitare TivùSat.