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Stasera in TV 27 maggio: Tutti attendono il Papa nel thriller spagnolo Che Dio ci perdoni

Antonio de la Torre è il volto più noto di questo interessante crime movie, nel quale un serial killer gerontofilo crea il panico prima della visita di Papa Benedetto XVI.

27.05.2018 - Autore: Mattia Pasquini
Dopo le prove con Pedro Almodóvar e Álex de la Iglesia (da Volver agli Amanti passeggeri, dal Dia de la Bestia a La isla mínima di Alberto Rodríguez Librero), oggi Antonio de la Torre è uno dei volti più noti e riconoscibili del cinema spagnolo, anche da noi. Attualmente in sala con l'Abracadabra uscito nelle sale il 17 maggio scorso, l'attore malagueño deve sicuramente molto all'ispettore appassionato di Fado portoghese Luis Velarde, protagonista - insieme a Roberto Álamo - del Che Dio ci perdoni di Rodrigo Sorogoyen

Il film. Madrid, 2011. Il più caldo mese di agosto che non si registrava da anni. Un milione e mezzo di pellegrini attendono la visita del Papa e la città è sotto sorveglianza da parte delle forze speciali. Diverse donne anziane vengono brutalmente violentate e uccise. Due ispettori che nessuno vuole come partner si affrontano l’uno con l’altro. Ricevono un ordine chiaro: risolvere il caso nel più breve tempo possibile, senza far troppo rumore.



Dietro le quinte. Nonostante la vicenda si svolga in una solatia Madrid - e per realizzare al meglio le condizioni necessarie a creare il contesto - molte delle riprese in interni (delle case e della stazione di polizia) vennero effettuate nelle Isole Canarie, a Tenerife, dove per altro la produzione poté usufruire di particolari vantaggi finanziari dati dalla diversa tassazione lì vigente.

Perché vederlo. Un film nato dalla contraddizione tra l'accoglienza dei pellegrini e la violenza della polizia scatenatasi a Madrid nel 2011, per la visita di Papa Benedetto XVI - a detta dello stesso regista - aveva un forte interesse antropologico alla base. E questo è sicuramente uno dei motivi più intriganti e particolari per accostarsi a un thriller inusuale. Diretto con sapienza da uno dei registi che meglio conoscono e sfruttano la location cittadina della Capitale iberica, rendendo alla perfezione la sensazione di claustrofobia e di pericolo di certi centri urbani moderni. Un incontro e uno scontro tra l'uomo e il suo habitat che nasconde molto di più della mera storia messa in scena, se vorrete - o riuscirete - ad andare oltre.




La scena da antologia. Da subito il film acquista un ritmo incalzante proprio per la nervosa successione di scene concitate, frettolose a volte, che rimandano a certo cinema statunitense moderno e mostrano l'equilibrio raggiunto tra estetizzazione e realismo dal regista (alla sola sua terza prova nel 'lungo', la prima in solitaria). Una di queste è quella realizzata sotto la metro, che abbiamo scelto anche per non rivelare troppo.

I Premi. Alla grande attenzione ricevuta nel mondo di lingua spagnola - e, in maniera inusuale, anche entro i nostri confini - seguirono purtroppo solo i riconoscimenti per l'interpretazione di Roberto Alamo da parte dei Goya nazionali e dei vari Feroz e José María Forqué Awards. Il San Sebastián International Film Festival, invece, conferì il proprio premio della giuria alla sceneggiatura di Isabel Peña e Rodrigo Sorogoyen.

Dove e quando. Alle 23.16 su rai 4, canale 21 del digitale terrestre e della piattaforma satellitare TivùSat.