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Stasera in TV, 26 maggio: Amore tossico, i veri eroinomani di borgata nel primo film di Claudio Caligari

Il regista nel suo esordio raccontò senza pudori la realtà dei giovani tossicodipendenti negli anni '80

Amore tossico

Amore tossico

26.05.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
Claudio Caligari è scomparso solamente l’anno scorso lasciando un film, oggi è passato appena un anno, una sorta di testamento artistico, che forse non ha ricevuto il giusto spazio a livello nazionale, considerando la penuria di premi e riconoscimenti ricevuti.

Con Non essere cattivo, il film Amore tossico ha molto in comune. Perché nella prima pellicola del regista romano, girata nel 1983, ritroviamo quel nascente interesse nel descrivere la dura realtà delle borgate e il tono tragicomico, più forte in Amore tossico, che Caligari riuscì a trovare per descrivere il sottobosco proletario di una parte della gioventù di Ostia e di Roma – quella dei tossici di eroina, non tutta – sulla soglia dei primi anni ’80.

Il regista non ci risparmia nulla della condizione di tossicodipendenza di un gruppo di ragazzi che tra le due località, quella della Capitale e quella della città laziale, cercano di sopravvivere e magari anche di disintossicarsi. Chi volesse riscoprire la pellicola culto può sintonizzarsi stasera giovedì 26 maggio alle ore 21:00 su Cult.

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Il film. La quotidianità di un gruppo di tossicodipendenti romani, Cesare, Enzo, Roberto detto Ciopper, Massimo, Capellone, Michela, Loredana, Debora e Teresa che trascorrono la propria drammatica routine tra la spiaggia di Ostia e la città di Roma (nel quartiere Centocelle), cercando soldi e rubando spesso per procurarsi la somma necessaria a comprare l'eroina. Gli attori del film furono tutti presi dalla strada e nessuno di loro era veramente professionista. Una scelta precisa di Caligari che volle con questo film riprendere la tradizione italiana del racconto realistico.
 
Dietro le quinte. Non fu semplice girare con degli attori non professionisti e tossicodipendenti. Spesso essi sparivano dalla circolazione perché arrestati, o soffrivano di crisi di astinenza durante le riprese. Il lavoro sulla realtà della loro condizione fu però molto serio e approfondito. Alla sceneggiatura di Amore tossico lavorò Guido Blumir, sociologo esperto di dipendenze da stupefacenti. 
 
Perché vederlo. Perché Amore tossico è un documento di impressionante realismo che omaggia la cinematografia italiana e la tradizione del neorealismo, facendo propri elementi come l’uso del dialetto e l’utilizzo di attori presi dalla strada, come l’interesse per la realtà della borgata. E poi perché i suoi protagonisti sono esseri violenti e delicati al tempo stesso. 
 
La scena da antologia. Quella in cui Enzo e Ciopper si ritrovano sul lungomare e cercano un po’ di soldi necessari a comprarsi dell’eroina. Poi entra in scena il personaggio di Loredana, un’altra tossica che in pieno giorno e alla luce del sole, maneggia una siringa. Il film è già tutto in queste scene: ci sono il gergo della droga, la dolcezza dei suoi interpreti, il realismo, anche la comicità paradossale e soprattutto la crudezza di mostrare veramente siringhe e scene di assunzione di sostanze. 
 
I premi. Nel 1983, Premio speciale al Festival di Venezia - Sezione De Sica. Sempre nel 1983 - Festival di San Sebastian - Premio alla migliore interprete femminile a Michela Mioni. 
 
Dove e quando. Giovedì 26 maggio alle ore 21:00 su Cult.