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Stasera in TV 20 ottobre: quando il figlio di David Bowie giocava con Warcraft: L'inizio

L'Opera terza di Duncan Jones è pura epica fantasy: imperfetto, incredibile e insieme irresistibile.

20.10.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Esploso con il sorprendente Moon - confermato poi dall'avvincente Source Code del 2011 - fu un sorpresa vedere Duncan Jones alla regia di questo Warcraft: L'inizio, ma l'orgia visiva e cinetica che il cosiddetto "figlio di David Bowie" ci regala trascende persino l'origine della storia, ispirata a uno dei videogame più famosi e giocati della storia.

Il film. Warcraft è l'epica avventura di un conflitto tra mondi in collisione, basata sul celebre videogioco di Blizzard Entertainment. Il pacifico regno di Azeroth è sul piede di guerra e la sua civiltà è costretta ad affrontare una terribile stirpe di invasori: i guerrieri Orchi in fuga dalla loro terra agonizzante e pronti a colonizzarne un'altra. Quando il portale che collega i due mondi si apre, un esercito va incontro alla distruzione, mentre l'altro rischia l'estinzione. Da fronti opposti, due eroi affronteranno un conflitto che deciderà il destino delle loro famiglie, dei loro popoli e della loro terra. Così ha inizio una spettacolare saga di potere e sacrificio, durante la quale la guerra avrà molte facce, ed ognuno combatterà per la propria causa.



Dietro le quinte. Se non fosse stato per il diritto di veto della Blizzard, che ne vanificò il lavoro, sarebbe dovuto essere Sam Raimi a dirigere il film poi passato a Jones (con la benedizione dello stesso regista de La casa), ma prima di lui anche lo script di Gary Whitta venne gettato alle ortiche. Una produzione complicata, insomma, nella quale sembrava avrebbero dovuto esser compresi anche Johnny Depp e Colin Farrell (per il Re Llane andato poi a Dominic Cooper) a un certo punto, che richiese 123 giorni di lavorazione e che non a caso venne realizzato circa una decina di anni dopo l'annuncio del 2006 da parte proprio della Blizzard (famosa nell'ambiente per rimandare anche le uscite dei propri giochi). Al netto delle politiche distributive e dei cambiamenti apportati da Jones al suo arrivo, del film sarebbe da conservare il dialetto degli Orchi, creato appositamente, soprattutto in vista di una eventuale o possibile prosecuzione del franchise.

Perché vederlo. Anche per il coraggio - anche nell'affrontare i pregiudizi che anticipano un film del genere - e la capacità di creare sintonia da parte del regista (che attendiamo alla sua prossima prova, il Mute realizzato per Netflix)… Per il resto, ci rifacciamo alle parole usate in occasione dell'uscita in sala: "Warcraft riecheggia Avatar superando Cameron visivamente con una festa di colori, meno elementi new age e più sudore digitale. Una dose di grinta in più con cui Jones affronta il film: la sua macchina da presa si avvicina così tanto ai personaggi come se volesse costantemente trasformare i pixel in carne e sangue. E per un po' ci riesce, prima dell'inevitabile festa visiva digitale del terzo atto. È questa sua grinta che rimane allo spettatore alla fine del film. Quella e la carica di sensualità di Paula Patton, mezza umana e mezzo orco: vale il prezzo del biglietto, perché non c'è mai stato orco più sexy di lei nella storia del cinema".
 

La scena da antologia. In questa "orgia" violenta e sensuale, e senza tornare a sottolineare le bellezza di Paula Patton, vale probabilmente la pena di segnalare lo scontro tra Durotan e Gul'dan nella sfida nota come Mak'gora, il tradizionale duello all'ultimo sangue tra orchi per determinare il diritto di guidare il proprio clan. Un duello del quale Gul'dan viola le regole utilizzando la magia…

I premi. Si distingue l'unico riconoscimento ricevuto, per il Miglior montaggio sonoro da parte dei Motion Picture Sound Editors, tra le altre poche nomination: dalla Visual Effects Society, per i migliori effetti speciali animati in un film, e agli Annie Award, per i migliori effetti animati in un film live action e il miglior personaggio animato in un film live action.

Dove e quando. Alle 21.14 su Italia 1, canale 6 del digitale terrestre e della piattaforma satellitare TivùSat.