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Stasera in TV 18 aprile: un grande Michael Douglas in Dietro i candelabri

Steven Soderbergh ci offre un Liberace unico nel biopic con Matt Damon presentato al Festival di Cannes

18.04.2017 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
I costumi sfarzosi e le scenografie impossibili rendono eccezionale quello che per molto tempo abbiamo creduto potesse essere l'ultimo film di Steven Soderbergh (che oggi sappiamo sarà il Logan Lucky ambientato nel mondo delle corse NASCAR con Adam Driver e Channing Tatum), Dietro i candelabri. Anomalo e affascinante biopic sulla figura del pianista e performer Wladziu Valentino Liberace, morto nel 1987 e interpretato magistralmente da un ottimo Michael Douglas.

Il film. Prima di Elvis, di Elton John, di Madonna, Bowie e Lady Gaga, c’è stato Liberace: pianista virtuoso, intrattenitore stravagante e figura appariscente sia sul palcoscenico che in televisione. Primo vero performer famoso in tutto il mondo, con il suo stile ha affascinato un pubblico sterminato per tutti i 40 anni di carriera. Wladziu Valentino Liberace (il nome all’anagrafe del musicista nato in America da padre italiano e madre polacca) ha rappresentato in scena come nella vita privata tutto l’eccesso, il glamour e il kitsch che solo un entertainer totale come lui poteva permettersi negli anni Cinquanta e Sessanta. Nell’estate del 1977 Liberace conosce il giovane e affascinante Scott Thorson e si innamora, nonostante la differenza di età e l’appartenenza a mondi decisamente lontani.



Dietro le quinte. Era dal 2000 - ai tempi di Traffic - che Soderbergh aveva in mente di realizzare il suo film su Liberace, e con Michael Douglas (anche se inizialmente era stato scelto Robin Williams e si era pensato persino a farlo dirigere a Philip Kaufman), che di certo poté vantare il fatto di avere 68 anni, la stessa età nella quale morì Liberace. E che il regista attese, rimandando il film previsto per il 2008, a causa dei problemi di salute avuti dall'attore nel 2010. Proprio Douglas, preferì mostrare la propria capigliatura sullo schermo, rifiutandosi di indossare le parrucche previste dal ruolo. Come dovette invece fare Matt Damon, per apparire più giovane. Interessante notare che l'abitazione utilizzata per le scene di casa Liberace a Las Vegas è quella che fu di Zsa Zsa Gabor e Frédéric von Anhalt.

Perché vederlo. Un biopic che cattura, che pur avendo poco di veramente scandaloso mette sullo sfondo la scena gay a cavallo degli anni ’70 e ’80 e il primo drammatico diffondersi dell'AIDS e sceglie di concentrarsi sulla relazione tra i due uomini. Un 'appiattimento romantico' al quale però corrisponde una messa in scena divertente e capace di rubare l’attenzione. Liberace è una figura poco nota alle generazioni più recenti, ma è stato qualcosa di molto vicino a un simbolo, forse più inconsciamente che il contrario. E per quanto il contesto resti sfumato (con i titoli sulla morte di Rock Hudson o certe ‘discrezioni’ pubbliche), si offre comunque alla sensibilità del pubblico – anche se televisivo – che non potrà non apprezzare le performance di Douglas e di costumisti e scenografi agli ordini di Soderbergh, forse fin troppo pulito e ‘al servizio’ della produzione di altre volte.



La scena da antologia. Impagabile l'espressione dello Scott di Matt Damon (che in molti preferiranno ricordare nello striminzito costumino della scena in piscina, se non addirittura per il suo nudo) di fronte allo scambio tra Liberace e il suo chirurgo plastico interpretato da un incredibile Rob Lowe, ma il film - per quanto patinato - offre una serie di sguardi indiscreti sugli eccessi, l'uso di droghe e gli incontri sessuali degli eccentrici protagonisti. Un tourbillon che viene controbilanciato dalla toccante e onirica scena finale, magica e insieme perfettamente naturale nella sua fedeltà al personaggio.

I Premi. Miglior film per la televisione - e relativo Miglior attore (Michael Douglas) - secondo Golden Globe e Emmy Awads, dove anche Steven Soderbergh vinse il premio alla regia (tra le sei candidature complessive) bissato da quello della Directors Guild of America Award. Solo nomination ai BAFTA, ma tanti premi dalle categorie (o 'Gilde') dei singoli professionisti per Douglas, il montaggio di Mary Ann Bernard, la scenografia di Howard Cummings, i costumi, il missaggio sonoro e la produzione stessa.

Dove e quando. Alle 22.50 su Rai Movie, canale 24 del digitale terrestre e 14 della piattaforma satellitare TivùSat.