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Stasera in TV, 17 aprile: Germano e Scamarcio in Mio fratello è figlio unico

Il film di Daniele Luchetti porta sullo schermo 'Il fasciocomunista', non senza polemiche. O soprese.

17.04.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Mio fratello è figlio unico, così cantava Rino Gaetano nel 1976, in pieni Anni di Piombo. Anni che l'arco temporale del film omonimo di Daniele Luchetti racconta, anche se a modo suo, omaggiando la celebre canzone e prendendo le mosse dal libro 'Il fasciocomunista', seppur liberamente adattato. Un film che porta sullo schermo la coppia Elio Germano-Riccardo Scamarcio, non senza sorprese.

Il film. Accio è la disperazione dei suoi genitori, scontroso e attaccabrighe, un istintivo col cuore in gola che vive ogni battaglia come una guerra. Suo fratello Manrico è bello, carismatico, amato da tutti ma altrettanto pericoloso. Nella provincia italiana degli anni '60 e '70, i due fratelli corrono su opposti fronti politici, amano la stessa donna e attraversano una stagione fatta di fughe, di ritorni, di botte e di grandi passioni.



Dietro le quinte. Come detto, la storia nasce dalla trasposizione di 'Il fasciocomunista' Antonio Pennacchi, ma l'autore ha voluto decisamente e dichiaratamente dissociarsi dal risultato finale, troppo poco fedele alla sua creazione. Pennacchi accusò il film di essere "un travisamento del libro" e si scagliò contro gli autori, Rulli e Petraglia, rei di aver "cercato di distruggerlo in tutti i modi" realizzando una sceneggiatura molto diversa dall'originale e troppo "normalizzata". Proprio durante la fase di scrittura, per altro, lo stesso Daniele Luchetti (che appare nel film come prete, in un cameo) scelse di usare le conversazioni con alcuni fascisti della periferia romana per le battute del personggio di Luca Zingaretti.

Perché vederlo. Per unirsi all'applauso ricevuto dalla Sala Debussy del Festival di Cannes del 2007, gremita e convinta dalla proiezione del film, presentato sulla Croisette nella rinomata sezione dell'Un Certain Regard. Per ricordarsi perché Diane Fleri, dopo l'esordio in Come te nessuno mai di Gabriele Muccino nel 1999, si era imposta all'attenzione dei più come una delle giovani attrici più interessanti della sua generazione. Per godere - come lo descrisse Les Echos - di "una commedia raffinata e sottile", capace di suscitare l'invidia di Le Figaro e di raccontare in maniera intelligente un momento della nostra storia patria attraverso lo specchio di una famiglia inusuale e insieme molto comune.



La scena da antologia. Qualcuno ha contestato al finale un eccesso di didascalismo, e una certa discontinuità alle prime scene, comunque piacevoli e divertenti, nella costruzione del rapporto conflittuale tra Manrico e Accio, e nella breve esperienza in seminario (dove troviamo persino Ascanio Celestini in abito talare) di quest'ultimo, animato da grande cuore ma confuso nel proprio bisogno di assoluti e certezze. La scena più emblematica e memorabile resta probabilmente quella al bar, dove disincanto, affetto e riflessioni emergono dal breve e drammatico (anche per il finale) confronto tra i due fratelli e sottolineano il percorso fatto dal personaggio di Elio Germano, a lungo in cerca di un modo per "stare dalla parte degli ultimi".

I premi. Non siamo, ovviamente, dalle parti di Oscar e Golden Globes, ma Nastri d'Argento e David di Donatello non sono mancati. Miglior Sceneggiatura e Miglior Montaggio (a Mirco Garrone) tra i primi e i David per il Miglior Attore Protagonista (Elio Germano), la Miglior Attrice Non Protagonista (Angela Finocchiaro), la Miglior Sceneggiatura (Stefano Rulli; Sandro Petraglia; Daniele Luchetti), il Miglior Montaggio e il Miglior Suono in Presa Diretta non facciano dimenticare i Globi d'oro per il Miglior film e il Miglior attore rivelazione (ancora Germano) e i Ciak d'oro per i migliori attore protagonista (Germano), montaggio, scenografia (Francesco Frigeri) e costumi (Maria Rita Barbera).

Dove e quando. Alle 23:40 su Rete 4, canale 4 del digitale terrestre e della piattaforma satellitare TivùSat.