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Stasera in TV, 16 luglio: Il marchese del Grillo sempre zompa

I personaggi di Mario Monicelli e Alberto Sordi tornano con il film entrato nel nostro quotidiano come pochi altri

16.07.2016 - Autore: Mttia Pasquini (Nexta)
Un cult della commedia all'italiana, una delle perle lasciateci da Mario Monicelli e una dei personaggi più immortali del grande Alberto Sordi: Il Marchese del Grillo continua ad essere il nostro Frankenstein Jr. quanto a numero di citazioni entrate nel lessico comune e a diffusione del film tra generazioni e pubblici di grande varietà.

Il film. Il marchese Onofrio Del Grillo, Duca di Bracciano e cameriere segreto di papa Pio VIII, è un nobile che respira male la Roma papalina e la stessa nobiltà. Vive così imbastendo scherzi a tutti, dagli artigiani come il falegname ebreo Aronne Piperno, alla spocchiosa madre con l'aiuto di un ignaro carbonaro suo sosia, il povero Gasperino, e addirittura allo stesso Papa...



Dietro le quinte. Più che alla vita reale del marchese vissuto nel XVIII secolo, il film si ispira a una serie di leggende che circolavano a Roma sul personaggio. E per molte delle riprese si è seguito un analogo criterio, non rispettando la realtà storica dei luoghi. Come per la Piazza di Bocca della Verità, ricostruita a Cinecittà, per il Palazzo del Marchese (per il quale si utilizzo Palazzo Pfanner a Lucca e non quello dietro ai Fori Imperialli di Roma), per il cortile dello stesso, dove lancia monete roventi ai mendicanti (in realtà la Galleria Pannini di Villa Grazioli a Grottaferrata) o il teatro, per il quale venne sfruttato quello di Amelia (perla settecentesca già utilizzata nel 1972 per lo sceneggiato Pinocchio di Luigi Comencini).

Perché vederlo. Probabilmente RI-vederlo, ché dopo 25 anni risulta difficile pensare che qualcuno - al di là dei nuovi spettatori - possa non aver visto questa pietra miliare del nostro cinema. Volenti o nolenti, anche gli snob e i bastian contrari più agguerriti difficilmente potrebbero opporsi davanti al dato di fattto del grande affetto che continua a circondare questo personaggio e il film di Mario Monicelli. Probabilmente non il suo migliore, cinematograficamente, ma di certo uno dei tanti su cui la sua immortalità - e quella di Alberto Sordi (qui maschera perfettamente realizzata nella propria identità con la meschinità stereotipica italiana e con le proprie radici) - poggia.



La scena da antologia. Dalla strega bambina e gli scherzi 'da Papa' alle emblematiche figure da Commedia dell'Arte di casa del Grillo o la lunga vicenda di Gasperino il carbonaro, impossibile dimenticare ogni momento di un cult del genere. Nel quale probabilmente è la celebre scena della partita a carte sotto mentite spoglie a vincere sul filo di lana con la Morte della Giustizia sancita dalla 'truffa' all'ebanista Aronne Piperno. In quella scena, la celebre citazione del marchese ("Mi dispiace, ma io so' io e voi non siete un cazzo!") deriva direttamente dal sonetto di Giuseppe Gioacchino Belli 'Li soprani der Monno vecchio' il cui incipit recita: "C'era una vorta un Re cche ddar palazzo / mannò ffora a li popoli st'editto: / 'Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo'!".

I Premi. L'Orso d'Argento del Festival di Berlino per il Miglior Regista a Mario Monicelli, il David di Donatello per la Miglior Scenografia a Lorenzo Baraldi, il Golden Globe per i Migliori Attori ad Alberto Sordi e Paolo Stoppa oltre a quattro Nastri d'Argento (Attore non protagonista, sceneggiatura, scenografia e costumi) sancirono il successo di questo film sin dalla sua uscita.

Dove e quando. Alle 21:00 su Iris, canale 22 del digitale terrestre e 11 della piattaforma satellitare TivùSat.