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Stasera in TV, 10 settembre: Il tris di Regine di Una lunga domenica di passioni

Jean-Pierre Jeunet si circonda di splendide donne per raccontare - a modo suo, e con scene incredibili - la Grande Guerra.

10.09.2016 - Autore: Mattia Pasquini (Nexta)
Si riunisce la magica coppia dell'amatissimo Il favoloso mondo di Amélie: c'è ancora Audrey Tautou (con Marion Cotillard e Jodie Foster) in Una lunga domenica di passioni di Jean-Pierre Jeunet, film che conferma il gusto per il bizzarro del regista francese, ma che trasmette una grande forza vitale e ci propone una originale critica alla guerra in generale.

Il film. Mathilde (Tautou) e Manech (Ulliel) si amano dall'infanzia. Lo scoppio della prima guerra mondiale costringerà lui a partire per il fronte e lei ad aspettarlo senza tregua. Ma la guerra finisce e Manech non torna. L'unico appiglio di Mathilde sono i presagi della sua fantasia. Una notizia cambierà ogni cosa: cinque soldati francesi sono stati condannati dalla corte marziale per automutilazione e poi abbandonati nella terra di nessuno tra le trincee francesi e quelle tedesche. Tra questi c'era anche il suo Manech. Incapace di accettare la morte del suo innamorato, Mathilde inizia una lunga odissea di ricerche, e anche quando i fatti sembrano parlare chiaro la ragazza non si da per vinta, sospinta da un'incrollabile sparanza. Se Manech fosse morto, lei lo saprebbe.



Dietro le quinte. L'incontro decisivo del regista con Jodie Foster avvenne furbescamente nel Café des 2 Moulins di Pigalle, a Parigi, dove era ambientato il precedente Il favoloso mondo di Amélie, mentre l'attrice era impegnata a supervisionare la versione francese di Panic Room. L'attrice si mostrò tanto intenzionata a partecipare al progetto da voler apparire anche in un piccolo ruolo, come quello di Elodie Gordes. Ma la cosa più divertente fu che ai due venne chiesto di spostarsi dal tavolino dove sedevano da un gruppetto di turisti intenzionato a scattare una foto alla location del film con Audrey Tautou, e che ovviamente non li avevano riconosciuti.

Perché vederlo. La forza di volontà che trasmette la piccola e irriducibile 'Amelie' è ancora una volta ammantata di poesia, e colorita di umorismo… Marchi di fabbrica di un regista che abbiamo imparato a conoscere grazie al già citato film del 2001 e nei più 'fantastici' Delicatessen e Alien - La clonazione e che qui torna a posare il proprio sguardo originale su un evento drammatico come la Guerra. Nello specifico la 'Grande Guerra', rappresentata con scelte formali che da sole giustificherebbero la visione del film, per fotografia, luci e montaggio… Senza dimenticare la splendida colonna sonora di Angelo Badalamenti, non del tutto omogenea al film, ma in grado di creare una atmosfera coerente con la narazione e di cotribuire a fare di Una lunga domenica di passioni un titolo da recuperare.



La scena da antologia. Quella in cui Celestin Poux (Albert Dupontel) racconta a Mathilde come sono morti Six-Sous, Ange e Bastoche, e cosa sa di Manech. La scena si basa soprattutto sul contrasto tra i due piani narrativi, quello reale e quello del ricordo. Da una parte il regista ci mostra un’ambiente intimo, protetto. Ci invita, con un’inquadratura strettissima del gruppo seduto a tavola, ad essere anche noi commensali e partecipi della conversazione, scaldandoci con una fotografia tendente al rosso. E lo fa per rendere ancora più vuoto e freddo il campo di battaglia, dove ci catapulta subito dopo, mettendoci nel punto di osservazione del sopravvissuto mentre esce allo scoperto espondendosi al fuoco nemico. Così come la stanza ci faceva sentire uniti e vicini, nel campo siamo soli. Non si intravede un orizzonte ne’ la fine di questa terra coperta da resti. I quattro amici escono dal nascondiglio uno alla volta, una scelta di grande poesia del regista che dipinge così di ognuno il senso di solitudine e la disperazione davanti alla morte. Jeunet si concede un piccolo vezzo, quello di spostare solo per momento l’occhio sulla trincea nemica e darci con pochi tratti (e con ironico gusto) un quadro del cecchino più crudele. Una distrazione che fa il verso al film che lo ha reso famoso ma che ha anche la funzione di ricordarci che vediamo e viviamo attraverso il cuore di Mathilde, per questo percepiamo un’atmosfera quasi surreale: quella di un amore che non vuole arrendersi alla tragedia.

I Premi. Miglior scenografia (per Aline Bonetto) agli European Film Awards, il film raccolse 'solo' un gran numero di Nomination: 6 agli European suddetti, una ai Golden Globe e ai BAFTA (sempre per il Miglior Film Straniero) e due agli Oscar (per la scenografia e per la Miglior Fotografia di Bruno Delbonnel). Per il resto cinque Premi César (Migliore attrice non protagonista a Marion Cotillard, Migliore promessa maschile a Gaspard Ulliel, Miglior fotografia, scenografia a costumi, di Madeline Fontaine), sulle 12 ottenute, e un Premio Lumière a Jean-Pierre Jeunet come Miglior regista.

Dove e quando. Alle 23:15 su La 5, canale 30 del digitale terrestre e 16 della piattaforma satellitare TivùSat.