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Santoro torna in Rai con Italia, un talk show per cambiare la TV pubblica

Si parte questa sera, 5 ottobre, con una puntata che vede ospiti Briatore e i sindaci di Milano e Napoli. Obbiettivo? Fondere cinema, TV e inchiesta

Michele Santoro

05.10.2016 - Autore: Marco Triolo (Nexta)
Oggi è il giorno che segna il ritorno in Rai di Michele Santoro. Il giornalista e conduttore parte questa sera su Rai Due con il suo nuovo programma, Italia, e una formula rinnovata, quella che accosta docufilm e confronto in studio. Una formula che tenta anche di staccarsi dagli obbligatori appuntamenti settimanali: la seconda puntata andrà in onda il 15 dicembre e, al termine del ciclo, Santoro tornerà con “M”, due speciali dedicati ad altrettante figure storiche in cui “si fonde cinema, TV e inchiesta”. La prima puntata, intitolata “Tuttiricchi”, avrà come ospiti Briatore e i sindaci di Milano e Napoli, Giuseppe Sala e Luigi De Magistris, a confronto.

Il nome del programma deriva da quello del dirigibile guidato dal generale Umberto Nobile verso il Polo Nord nel 1928. “Vogliamo lanciare una spedizione quasi impossibile per raggiungere il Polo Nord. La missione è tracciare nella TV italiana un linguaggio che ora non c'è”, spiega Santoro. Che confessa: “Sono molto felice di essere tornato in Rai senza aver dovuto usare strumenti giudiziari”. E sogna il format politico perfetto, battezzandolo “La Soluzione”: “Il mio sogno sarebbe chiudere Renzi e Grillo in una stanza. Il titolo della trasmissione sarebbe La Soluzione. Tutto un film di montaggio fino alla svolta trovata, appunto La Soluzione”.

Santoro denuncia anche “una televisione a pezzi”: “Oggi il conduttore che fa più ascolto è Renzi quando va nelle trasmissioni scomode”. E non fugge da contraddizioni e indignazioni, ricordando quella volta che Berlusconi venne ospite a Servizio Pubblico e spolverò la sedia su cui si era seduto Travaglio con un fazzoletto, prima di sedersi. “Quando il figlio di Riina va da Vespa non lo considero fuori dal tema del servizio pubblico”. E conclude: “Quello che non serve a niente è quello che non genera discussione”. Meglio il brutto che il banale.
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