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Orgoglio e dignità

Vincitore del Leone d'argento come rivelazione alla Mostra del Cinema di Venezia, Emanuele Crialese ci parla del suo "Nuovomondo". Storia di una famiglia siciliana in viaggio verso la terra promessa

Emanuele Crialese

12.04.2007 - Autore: Eva Gaudenzi
   

Per l'anteprima romana del suo terzo lungometraggio, abbiamo incontrato il regista Emanuele Crialese. Quaratanni, laureato in regia alla New York University, vicitore a Cannes della settimana della Critica con "Respiro". La sua cifra stilistica passa attraverso neorealismo, sogno e poetica dell'immagine  


 

Crialese – Il film ha avuto un periodo di gestazione piuttosto lungo. Non c’è stata una scintilla in particolare che ha fatto nascere in me l’idea di scrivere questa sceneggiatura. Direi che le scintille sono state parecchie. A cominciare dalla mia permanenza negli Stati Uniti, poi gli studi su un luogo così particolare come Ellis Island. Ma soprattutto gli uomini, le fotografie, le lettere e le piccole grandi storie degli emigranti siciliani d’inizio secolo.

  Dunque si parla di gente comune, di contadini. Un mondo che ancora una volta attira la tua attenzione di regista…

Crialese – Si, direi che la classe lavoratrice mi diverte di più. Nella semplicità delle loro storie riscopro valori essenziali, puri. C’è in loro una sorta di antico orgoglio e di immensa dignità. Le storie dei ricchi borghesi non mi interessano, le trovo alquanto noiose.

  Le donne in questo film hanno un ruolo fondamentale. Che idea ti sei fatto dell’universo femminile in genere?

Crialese – Uno dei miei sogni nel cassetto è che il mondo sia governato interamente da donne. Perché le donne conoscono la vita molto meglio degli uomini. Nel film, in particolare, c’è un momento in cui le due protagoniste (la vecchia Fortunata e la straniera Lucy) si guardano per una manciata di istanti. Tutto intorno a loro si ferma. In quel momento, sanciscono un tacito passaggio di testimone dal vecchio al nuovo mondo, appunto. Per il personaggio di Lucy avevo bisogno di una donna straniera, ma non americana. Dopo aver incontrato diverse attrici, ho trovato in Charlotte Gainsbourg quel velo di mistero che fa di lei una specie di apparizione, di sogno.