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One Hour Photo

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One Hour Photo

12.04.2007 - Autore: Ludovica Rampoldi
La vita di Sy è squallida come il colore giallognolo dei suoi capelli, solitaria come la sua casa, triste come il suo arredamento. Non è il massimo lavorare come commesso in un negozio di fotografia, dove ogni mattina ti fanno provare il sorriso e devi dare sempre ragione al cliente. Per sopperire a questa mancanza di vita, Sy ci mette tutto lo zelo e lamore possibile, nello sviluppare i rullini. In particolare quelli di Nina Yorkin, bellissima cliente che da un decennio porta le sue foto da Sy the Photo Guy. Nina ha una bella famiglia, una di quelle da fotografia, appunto, con un maritino premuroso e un figlio devoto. Almeno questo dice la patina plastificata di carta Kodak: tra torte di compleanno e sorridenti viaggi a Disneyland, Nina sembra avere una vita piena di calore. Che è proprio quello che manca a Sy.   Per questo, per colmare il vuoto fatto di film in cassetta e sorrisi forzati, Sy si insinua lentamente nella vita di Nina. Nel salotto di casa sua, unintera parete è dedicata a lei e alla sua famiglia: anni e anni di foto trafugate dal negozio e usate come tessere di un inquietante mosaico. La follia di Sy monta giorno dopo giorno, e quando verrà fortuitamente a scoprire che laffettuoso marito di casa Yorkin ha una relazione extraconiugale, cercherà vendetta. A suo modo.   Latteso debutto di Robin Williams nelle vesti del cattivo non deluderà i suoi estimatori. Lattore americano, che rischiava di rimanere invischiato nella melassa di Patch Adams o de LUomo Bicentenario, riesce a convincere con un campionario di espressioni, gesti e sguardi degne del più sagace dei serial killer. E il film, purtroppo, a non convincere del tutto. Dopo una prima parte piena di suspance e ottime premesse, la storia si sfalda e si perde. E comunque un buon esordio per il regista Mark Romanek, che, venuto dal mondo dei videoclip, non si è lasciato tentare dal facile escamotage dellestetica Mtv.
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