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Morituri te salutant

Debutta su SkyUno lo show più aggressivo e sanguinario della stagione. Preparatevi alla vendetta di Spartaco.

Spartacus: sangue e sabbia

11.02.2011 - Autore: Ludovica Sanfelice
Trentasette minuti di dissanguamenti e sgozzamenti ripresi con alternanza di slow e fast motion dopo, possiamo serenamente affermare che il Pilot di Spartacus è un impasto di istinti primitivi, dialoghi aggressivi, sesso esplicito e ambientazioni storiche digitali. Riferimenti visivi: graphic novel, videogames e film come 300 e Sin City. Produttore: Sam Raimi.

In linea con il sottotitolo, sangue e sabbia sono i suoi elementi, insieme all’onore, quello del Trace senza nome (Andy Whitfield, per ora) soprattutto, che viene offeso a breve giro dalle prepotenze del legato romano Glabro (Craig Parker), un meschino pusillanime pronto a punire la sua ansia di giustizia con la riduzione in schiavitù della sua amatissima moglie Sura (Erin Cummings) e la deportazione di lui a Capua perché venga gettato a morire nell’arena. Da queste sabbie insanguinate, l’uomo solleverà però la sua implacabile sete di vendetta e porterà in scena un violentissimo e rabbioso spettacolo splatter (le mutilazioni sono compulsive) per l’incanto della platea e di Batiato (John Hannah), un lanista che lo acquisterà per farne l’attrazione principale del suo ludus di gladiatori. E’ qui che, con il nome di Spartaco, il Trace inizierà il suo cammino per riscattare la propria libertà e ritrovare Sura.

E’ un piacere peccaminoso e tanto hollywoodiano quello che colpisce lo spettatore, la violenza arriva a fiotti di sangue che congelano a mezz’aria, ma una certa rozzezza del Numero Zero viene compensata dall’emergere di un plot tragico e romantico che ribolle nell’ombra spettrale e sinistra di una Roma feroce, depravata, lurida, corrotta, vuota. Bisogna infatti avere lo stomaco di offrire alla serie una seconda possibilità e addentrarsi nella storia perché è dal terzo episodio che si inizia ad intuire la consistenza di un intreccio che non si limita all’exploitation e va oltre il furore estetico della carneficina. Tra il narcisismo e la natura gore che fanno parte del prodotto nel suo aspetto più commerciale, si fanno piano piano avanti personaggi imprevedibili il cui fato si intreccia in un quadro di dissoluzione decadente che permette alla narrazione di scavalcare i voyerismi e suscitare empatia.

Non è senz’altro uno show per tutti, ma d’altra parte a produrlo è la Starz, e la libertà di cui godono i canali via cavo si esprime in tutta la sua capacità truculenta e disinibita per la gioia di quella porzione di audience a caccia di palpitazioni. Il network in ogni caso cercava questo risultato e prima ancora che la serie andasse in onda e si confrontasse con il gusto degli spettatori, l’ha rinnovata con entusiasmo per una seconda stagione. Sciaguratamente nel corso della lavorazione ad Andy Whitfield é stato diagnosticato un linfoma e la produzione, dopo numerosi ripensamenti, ha deciso di procedere al recasting del protagonista e per il secondo atto ha arruolato Liam McIntyre. Per permettere all’attore di curarsi senza bloccare la troupe inoltre, il creatore della serie, Steven DeKinght, ha trattato un episodio flashback della prima stagione fino a trasformarlo nello script di un prequel in sei parti. La miniserie spin-off è stata realizzata e poi trasmessa con ottimo seguito sempre dal canale Starz con il titolo “Spartacus: Gods of the Arena”.

Per chi si sente pronto ad affrontare l’arena e la brutalità selvaggia dei gladiatori lo spettacolo inizia su Sky Uno giovedì 17 febbraio alle 22:10. Preparatevi: scorrerà mooooolto sangue.

Il trailer originale di Spartacus: sangue e sabbia