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Master & commander

L'ultimo film di Peter Weir, con Russell Crowe, è una sinfonia di immagini autunnali e decadenti, una sequenza ininterrotta di quadri preziosi, insomma una gran pellicola.

Russell Crowe, il comandante

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani
Oltre che essere anch'essa una pellicola che ha come scenario principale il mare ed i meravigliosi vascelli che lo solcavano, quest'ultima fatica di Peter Weir ha in comune con "La maledizione della prima luna" (Pirates of the Caribbean, 2003) anche una precisissima idea alla base: quella di costruire un progetto cinematografico ben definito e soprattutto adatto ad un grande pubblico, e dotarlo poi di un valore aggiunto che innalzi la qualità artistica dell'operazione; in questo modo un film che all'inizio viene progettato per essere un prodotto che trova la sua forza nella confezione, può diventare allora qualcosa d'altro, di più prezioso, ed accontentare sia lo spettatore qualunque che il critico più sofisticato. Se nel caso del film piratesco di Verbinski il valore aggiunto era costituito dalla grande performance istrionica di Johnny Depp, in "Master & commander" ciò che eleva notevolmente il risultato finale è la regia di Peter Weir, cineasta di talento visivo innato, che riesce a trasformare una qualsiasi inquadratura in un piccolo scorcio di immagine poetica. Aiutato dal fido direttore della fotografia Russell Boyd - con cui il regista ha girato i suoi primi capolavori, da "Picnic ad Hangong Rock" (Picnic at Hanging Rock, 1975) a "Un anno vissuto pericolosamente" (An year of living dangerously, 1982) Weir ci ha regalato una sinfonia visiva di rara bellezza: ambientare un film di due ore e venti interamente su una nave e riuscire a non stancare lo spettatore dell'unica ambientazione è impresa degna dei più grandi cineasti. L'autore di "The Truman Show" (id., 1998) disegna con tratti delicati un impianto estetico che riporta direttamente alle atmosfere rarefatte dei suoi primi film: la delicatezza ed eleganza di molte semplici inquadrature, bastano da sole ad impreziosire un film che è gia di per sé costruito su una sceneggiatura ottimamente calibrata (con echi precisi che rimandano al "Moby Dick" di Melville), ed anche sull'efficacia di interpreti come Russell Crowe e Paul Bettany. Il vero valore aggiunto di questo prezioso lungometraggio rimane però la regia di Peter Weir, la sua capacità di fascinazione visiva, il sto talento innato di narratore per immagini: in altre mani molto probabilmente il film sarebbe diventato l'ennesimo prodotto ben elaborato ma altrettanto anonimo, sia nei contenuti che soprattutto nella messa in scena. Ai nostri occhi invece "Master & commander" si propone come una sinfonia di immagini autunnali e decadenti, una sequenza ininterrotta di quadri preziosi. Ancora una volta, e di certo non ce ne era bisogno, Peter Weir ci conferma di essere uno dei più importanti e poetici cineasti contemporanei.