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L'uomo di Talbot

Una commedia dai risvolti grotteschi e surreali affidata completamente all'estro e allo smarrimento dell'antieroe hollywoodiano, John Turturro.

L'uomo di Talbot 2

12.07.2001 - Autore: Stefano Finesi
Two Thousand and None; Usa 2000 di Arto Paragamian con John Turturro, Katherine Borowitz e Oleg Kisseliov   Benjamin Kasparian è un paleontologo di successo, appena reduce dal divorzio dalla moglie Amanda e dal ritrovamento di un fossile che cambierà la storia dellarcheologia. Consultato un medico per i terribili mal di testa che lo tormentano, gli viene però diagnosticata una rarissima malattia, il morbo di Talbot, che provoca un letale rigonfiamento del cervello: a Benjamin, in pratica, rimangono solo sei settimane di vita. Prima annientato dalla disperazione, luomo vorrebbe infine vivere al meglio il tempo che gli rimane, se non fosse che lex-moglie e il migliore amico Jeremiah, sconvolti più di lui dallaccaduto, si prodigano per il suo bene ottenendo leffetto contrario. Tra un viaggio in Armenia dove riseppellire i resti dei genitori, gli esami per clonare il suo cervello e il sesso con una giovane allieva che fa ingelosire Amanda, gli ultimi giorni di Benjamin proseguono tra episodi grotteschi e vuoti di memoria, mentre alcune immagini di un passato rimosso gli balenano improvvise nella mente. Morirà nel cimitero dove è andato a far visita alla vecchia zia, che lo ha cresciuto dopo la scomparsa dei genitori, e nellaldilà ritroverà proprio la valigia smarrita con i loro resti.   Il commento Opera seconda (dopo Because Why) per il giovane Arto Paragamian, anche lui con salde radici nellest come i suoi protagonisti e con una spiccata predilezione per la commedia, soprattutto nei suoi risvolti più grotteschi e surreali. Luomo di Talbot trova proprio qui i suoi maggiori punti di forza, in singole trovate dal riuscito gusto per il paradosso, da quella del gigantesco cervello clonato sottovetro a quella della festa a sorpresa in cui Benjamin, cosciente di dover morire, regala a tutti i mobili di casa. Pesa però sul film lassenza di una sceneggiatura forte, di un motore narrativo ben congegnato che sappia dargli una direzione definita: finisce, così, che molte buone intuizioni, come anche la notevole prova degli attori, non riescano ad esprimere pienamente le proprie potenzialità, lasciando che lo stesso Turturro si aggiri talvolta sul set con un certo spaesamento. Onore, comunque, allattore che è diventato una vera icona del cinema indipendente e che non esita a gettarsi con slancio in piccole produzioni: E materiale fragile, inventivo, tenero, dice generosamente del film, il tono deve essere vivo e imprevedibile, non troppo pesante, non troppo leggero. È un tono difficile da sostenere e da mettere a punto, ma Luomo di Talbot lha ottenuto.      
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