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L'elfo e il cioccolatiere

"La fabbrica di cioccolata" e "La sposa cadavere" segnano lo strabiliante ritorno della coppia Burton-Elfman

La sposa cadavere

12.04.2007 - Autore: Giuliano Tomassacci
Tutta al suono degli “Oompa Loompa” la brillante colonna sonora de La Fabbrica di Cioccolato. I devoti folletti indigeni alla mercé del cioccolatiere Willy Wonka diventano la cifra stilistica dell’ultima prova musicale di Danny Elfman, anch’esso, orami, vero e proprio folletto della musica da film. La stravaganza del suo sound, tutto abbellimenti orchestrali, combinazioni armoniche screziate ed inesauribili, melodie da confetto trasfigurate da un innato gusto per il dark e la malinconia decadente, ne hanno fatto il caso cine-musicale degli anni’80 ed uno degli autori più originali (nonostante l’intrinseca limitazione di un tale, marcato formalismo) che si siano affacciati alla musica da film negli ultimi decenni. La sua lezione seminale, ritorna prepotente in quest’ultima fatica di Tim Burton, eleggendo a refrain dell’intera partitura, per l’appunto, il cadenzato inno dei piccoli aiutanti della fabbrica, filo rosso che unisce le quattro canzoni chiamate ad accompagnare le sorti dei bambini protagonisti. Elfman appare a dir poco ispirato e spronato dalla vena beffarda e citazionista che non lo ha mai abbandonato, giocando con il folk-rock in “Veruca Salt” (che sembra uscita da Hair piuttosto che da una favola), i vocals alla Andrew Lloyd Webber (“Augustus Gloop”), il teen-pop più risaputo in “Violet Beuregarde” e un prototipo di rock demenziale per “Mike Teavee”, che riporta alle origini artistiche del compositore, quando ancora front-man del gruppo zappiano Oingo Boingo catturava per la prima volta l’attenzione di un Tim Burton emergente alla ricerca della giusta componente musicale per il suo Pee-Wee’s Big Adventure.

E certo l’approccio elfmaniano deve aver impressionato senza riserve il regista californiano nel 1985, incentivandolo a proseguire un collaborazione che oggi si inserisce di diritto tra le più rilevanti e coerenti partnership regista-compoisitore della hollywood contemporanea, al fianco di coppie come Spielberg e John Williams, Cronenberg e Howard Shore, Zemeckis e Alan Silvestri. Con le prime due, in particolare, il duo può condividere una filmografia ugualmente difettante di un solo film, Ed Wood, affidato da Burton alle rinomate cure di Shore per motivi mai del tutto chiariti. Magari, come in effetti si vociferò, così tanto l’intervento elfmaniano aveva caratterizzato l’opera del cineasta in vent’anni di lavoro collettivo, che il regista sentì il bisogno di svincolarsi dal collega e amico per dimostrare di poter imporre comunque la sua personalità. Alle stesse ragioni qualcuno indirizzò, in tempi più remoti, la definitiva frattura tra Hitchcock e Bernad Herrman; ma poco importa, se non ad accomunare ulteriormente lo stampo herrmanniano con l’inconfondibile tocco di Elfman. Una scrittura densissima, soprattutto per archi e fiati, vorticosamente incalzata da ritmi caleidoscopi che hanno fatto dello score di Batman un classico del genere oltre a rilevare - nonostante l’efficacia di un celeberrimo, solido tema marciante per l’eroe mascherato - tutta la sua simpatia per i tristi villain di turno  attraverso un valzer alla Nino Rota per il Joker di Jack Nicholson e, nel sequel Batman Returns, un seducente motivo in glissando per le gesta di Catwoman e una nenia dolente per il Pinguino. Stessa simpatia anche per gli alieni di Mars Attacks!, dove a farla da padrone era il suono retrò del theremin tanto caro alla fantascienza anni ’50; o per la baldanza dello spiritello porcello Beetlejuice, incentivata dal virtuosismo del clarinetto. Per non parlare poi dell’enfasi ajkovskijana di Edward Mani di Forbice, da molti ancora considerato il capolavoro dell’artista texano.

La partitura de La Fabbrica di Cioccolato sembra riconciliarsi con lo spirito e la strutturazione di questi passati esiti, librando Elfman ad altezze che nel precedente Big Fish non si erano toccate.

All’orizzonte, intanto, si staglia già un nuovo successo artistico per il duo, che non tarderà a deliziare gli amanti dell’Elfman tuttofare - non solo il divertito polivocalista ascoltato nelle canzoni degli Oompa Loompa, ma anche il fine interprete di Nightmare Before Christmas (doppiato per l’occasione in Italia da Renato Zero). La Sposa Cadevere, ultimo fiaba buroniana in stop-motion, è già pronto e il limpido tema d’amore per pianoforte - svettante tra il clavicembalo e l’organo di uno score baroccheggiante - destinato ad accompagnarsi alla schiera delle più notevoli invenzioni melodiche dell’“uomo elfo”.

Danny Elfman - Charlie And The Chocolate Factory (Warner)
Danny Elfman – The Corpse Bride (Warner)
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