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L'attore e il suo agente

Continua il nostro viaggio nel mondo del casting. Oggi è la volta di Fausto Ferzetti e Franca Martini, agenti della N.C.E. di Roma.

Intervista a Fausto Ferzetti/Franca Martini

12.04.2007 - Autore: Maria Antonietta Schettino
Continua il nostro viaggio nel mondo del casting. Oggi è la volta di Fausto Ferzetti e Franca Martini, agenti della N.C.E. di Roma. Fausto Ferzetti rappresenta il mondo dello spettacolo: non solo nel senso letterale del termine rappresentando gli attori come agente, ma in senso lato incarnando ciò che dovrebbe essere il cinema, la televisione, il teatro: la passione, la comunicazione, la conoscenza, il talento. Lo incontriamo con la collega Franca Martini. Ancor prima di porgli delle domande, generosamente parla della storia del cinema; spiega il talento degli italiani che per primi, attraverso il cinema muto, espressero grandi artisti, gli stessi che poi gli americani, forniti dei mezzi economici e organizzativi, chiamarono a sé. Chiarisce che gli americani sono riusciti a costruire imperi cinematografici senza fare distinzioni tra cinema impegnato e commerciale. Dice: \"Per loro il cinema si alimenta di entrambe le anime, è un\' enorme macchina organizzata.\"   Signor Ferzetti si è sempre occupato di questa tipo di lavoro o ha iniziato diversamente?   F.F.: \"Dopo alcuni anni di giurisprudenza, durante i quali mi occupai attivamente di politica, iniziai a lavorare con mio fratello (n.d.r. Gabriele) che faceva l\'attore. Nel \'55/56 entrai nell\'agenzia di Castellazzi, dopo varie esperienze passai come dirigente nell\'agenzia americana M.C.A.(Musical Corporation of America) che aveva come attori tra gli altri Gregory Peck, Marlon Brando, Alfred Hitchcock, Burt Lancaster. E nel \'72 fondammo l\'agenzia nella quale attualmente lavoro, la N.C.E.   Quali sono le caratteristiche di un buon agente?   F.F.\"L\'agente non può utilizzare l\'attore in maniera consumistica. Bisogna cercare di guidarlo nell\'esprimere se stesso nella maniera più autonoma e indipendente. L\'agente dovrebbe integrare la figura del buon padre di famiglia che fa crescere i figli nei tempi giusti e distribuisce nella maniera più equanime possibile le proprie attenzioni verso tutti.\"   Quali sono le caratteristiche di un bravo attore?   F.F. L\'attore, bravo o meno, non può prescindere da una buona salute. Il bravo attore è chi ha una fortissima vitalità, grossi contenuti, forza interiore, grande creatività, insomma un artista. Secondo me lo si vede soprattutto in teatro, nel rapporto che crea col pubblico: in effetti il teatro è comunicazione intensa fra attore e pubblico che però rimane legato ad un attimo magico ma isolato. Invece il cinema è comunicazione tra i popoli, è il mezzo di conoscenza più efficace.\"   Vi occupate solo di attori di teatro o anche di cinema e tv?   F.F.\"Molti nostri attori sono di estrazione teatrale, ma questo non esclude assolutamente la loro versatilità nel cinema e nella televisione, anzi.\"   E\' cambiato il lavoro di agente negli anni?   F.F. Da quando la televisione è passata a soccorso del cinema, se da un lato ha restituito vita ad alcuni attori italiani, dall\'altro ha svuotato altre professioni. Da sei o sette anni, con l\'avvento dei casting director, le reti televisive spesso chiedono direttamente a questi la formazione di cast, che rispondendo a determinate esigenze ne mortificano delle altre. Ciò chiaramente non è avvenuto per colpa dei casting director, ma perchè ormai la televisione la fa un po\' da padrona.\"   La televisione, che risponde ad esigenze di mercato, è difficile che rischi utilizzando artisti nuovi, seppur bravissimi. Voi, come agenzia, rischiate?   F.F: Noi teniamo ad aiutare i giovani, ma bisogna capire che rischiare significa soprattutto rischiare sulla loro pelle, quindi bisogna essere equilibrati. Pensi al buon padre di famiglia di cui parlavo prima.\"   E\' difficile avere a che fare con gli attori. E\' vero che sono una categoria un po\' particolare?   F.F.: E\' la categoria più vasta e variegata che esista: si va da attori di cinque anni agli ottantenni, oppure da persone un po improvvisate ad altri di una cultura sconfinata. Bisogna un po\' adattarsi alle situazioni di volta in volta differenti.\"   C\'è un attore di cui è stato particolarmente orgoglioso?\"   F.F.:\"Gian Maria Volontè\"   Vivendo in questo ambiente le è mai balenata l\'idea di fare l\'attore?   F.F.: Al liceo ho fatto l\'attore, l\'autore e il regista di una commedia teatrale, ma alla fine dello spettacolo, mi dissero che gli spettatori non avevano capito niente di quello che dicevo perchè parlavo troppo velocemente. Questa cosa nei comizi non mi capitava. Chiaramente, nonostante parecchie proposte capii che era meglio fare i comizi.\"   Franca Martini ascolta con rispetto le parole di Ferzetti e quando mi rivolgo a lei tiene a sottolineare alcuni aspetti.   F.M.: Da parte nostra cè la ferma volontà di aiutare i giovani e il rammarico per lo svilimento delle funzioni dei produttori stessi e dei registi ad opera delle reti televisive che preferiscono far emergere i cosiddetti \'fenomeni\'.   Può dare qualche consiglio a chi vorrebbe fare l\'attore?\"   F.M.: \"Sono necessari salute e purtroppo anche una certa dose di competitività. Studiare molto per diventare competenti, ma non estraniarsi mai dalla vita reale, perché bisogna crescere munendosi delle giuste difese verso questa professione che nelle grandi attese nei grossi buchi di lavorazione può rendere instabili o peggio far cadere in crisi di scoramento. Consiglio, quindi, di non basarsi solo ad esempio sull\'aspetto fisico, che può essere transeunte, ma su una propria forza, che va costruita per diventare sempre più solidi e saldi.\"   Ci sono momenti di crisi degli attori?   F.M.: \"Un agente deve avere pazienza ed essere un bravo psicologo. Ci sono varie crisi quella di quando l\'attore non lavora oppure per lo stress di quando lavora in relazione alle risposte del pubblico e ancora la crisi di individuare la scelta giusta tra le varie proposte. Ripeto per fare questo mestiere ci vogliono nervi ben saldi.\"        
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