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L'anima gemella

E' una favola che recupera la componente arcaica e magica pervasa da un'ebbrezza che a volte trasfigura la realtà, propria del meridione, fatto di antiche tradizioni che a volte stentano a lasciare il posto al pensare contemporaneo.

anima gemella

12.04.2007 - Autore: Claudia Panichi
L’amore è un gioco sottile, fatto di sguardi, fantasia, sentimento e, a volte, trasfigurazione della realtà. E’ raggio che spunta dopo la tempesta, e proprio per la sua natura istintiva, non può e non deve essere controllato.   E’ a sua volta artificiosa e dannosa qualsiasi forzatura che costringa questo sentimento in un legame che non potrà mai spiccare il volo, proprio come quello che Teresa, la protagonista di Anima Gemella, cerca di ottenere in ogni modo e ad ogni costo.   Il film, che segna il ritorno alla regia del bravissimo Sergio Rubini, racconta il tormentato rapporto tra due giovani immersi in un paesino del sud Italia, tra i colori del mare e del sole estivo.   L’amore di Tonino (Michele Venitucci) e Maddalena (Violante Placido) viene turbato dalla invidiosa e gelosa Teresa (Valentina Cervi), cugina di Maddalena, figlia di un uomo potente arricchitosi con il commercio del pesce. Ossessivamente insoddisfatta del suo aspetto fisico, si sente schiacciata dal confronto con la bellissima Maddalena, e travolta da un disperato bisogno d’amore, cercherà con ogni mezzo di sottrarle il bel Tonino. Teresa, come presa dal diavolo, ricorrerà addirittura agli artifici di una fattucchiera per arrivare al ragazzo, di cui si sente estremamente attratta. Sarà proprio il figlio della fattucchiera Angelantonio (Sergio Rubini), un barbiere scalcagnato e truffaldino, a imbrogliare e sbrogliare a sua volta la fitta rete di intrighi ordita da Teresa.   Il film è una storia pervasa da un’ebbrezza che a volte trasfigura la realtà. Aiutata da abili giochi di regia, musiche azzeccatissime che alimentano sensazioni e immagini, la pellicola è un gioco di doppi e mutevoli identità, che raccoglie nella sua essenza gli umori impulsivi, colorati e passionali tipici della gente del sud. E’ una favola che recupera la componente arcaica e magica che è propria del meridione, fatto di antiche tradizioni che a volte stentano a lasciare il posto al pensare contemporaneo.   In un mix tra suoni del dialetto pugliese, scorci paesaggistici di una parte del nostro paese che per molti sono sconosciuti, luci e colori, Rubini ha decisamente fatto centro. Ha raccontato come l’attrazione tra i sessi sia fatta non solo di pelle, ma anche di percezioni finissime, che continuano anche quando l’aspetto fisico muta.   Co-sceneggiatore assieme a Domenico Starnone, il regista e attore scoperto da Federico Fellini nel 1987 con il film “L’intervista”, ha finalmente visto venire a galla il suo film, che dopo l’anteprima al Festival di Venezia era stato bloccato a causa dei guai giudiziari di Cecchi Gori.   Emozioni, sorrisi e gioco di equilibri tra credenze magiche, dura realtà e passionalità, condito da un giusto sarcasmo. E dimenticavo, anche un valido insegnamento: meglio non agire impulsivamente, ma soffermarsi sulla vera essenza dei sentimenti, capirli e non ostacolarli. Potrebbe essere dannoso…
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