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Io ci sono, la recensione del film TV sulla storia di Lucia Annibali

Arriva stasera su Rai1 il film con Cristiana Capotondi nei panni dell'avvocatessa aggredita con l'acido nel 2013 per mano del suo ex fidanzato

Io ci sono 

Io ci sono

22.11.2016 - Autore: Alessia Laudati (Nexta)
In un momento in cui l'idea di servizio pubblico non gode certo di grande credibilità e sembra aver perso il proprio ruolo educativo, formativo, oppure semplicemente critico, una fiction RAI cambia, almeno un poco, le carte in tavola. Io ci sono è un film TV che racconta le vicende di Lucia Annibali, l’avvocatessa pesarese sfregiata nel 2013 con l’acido per mano di un uomo sconosciuto. Un'aggressione che poi si scoprì aver avuto come mandante il suo ex fidanzato Luca Varani.

Un caso di cronaca che il libro Io ci sono – La mia storia di non amore, scritto da Lucia Annibali insieme alla giornalista del Corriere della Sera Giusi Fasano, ricostruisce secondo tutte le tappe di una rinascita dolorosa eppure essenziale che ha investito Lucia dopo che è stata vittima di un gesto tanto orribile quanto vigliacco. Il film TV va in onda martedì 22 novembre alle ore 21:15 su Rai1, anticipando solo di qualche giorno la riflessione sul tema del femminicidio della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre. Nel cast del film Cristiana Capotondi nel ruolo di Lucia Annibali che in Io ci sono viene diretta da Luciano Mannuzzi, mentre il soggetto del film TV è stato scritto da Monica Zappelli e lo stesso Luciano Mannuzzi con la collaborazione di Giusi Fasano
 
E se l’impegno civile e sociale del servizio pubblico nel realizzare un prodotto del genere che parli apertamente del tema della violenza contro le donne è indiscusso, qui è anche inattaccabile il valore artistico di un film importante e molto significativo. Perché Io ci sono è un’immersione totale nel percorso straziante della Annibali, che all’inizio del film viene colpita dall’attacco con l’acido e poi in una serie di flashback e piani paralleli che accompagnano la narrazione, ci viene mostrata mentre continua il suo percorso verso la guarigione parallelamente al racconto della storia d’amore passata con Luca Varani.

Un viaggio nella violenza, nell’orrore, che provoca sdegno, rabbia, una sofferenza intensa ma che in qualche modo non si abbandona mai al moto della pietà. Anzi la visione del film, che è crudo in alcuni tratti e non risparmia, perché mai dovrebbe?, il racconto dell'iter ospedaliero di Lucia, accende una sorta di spia della sopravvivenza interna allo spettatore. Un campanello che forse in qualche modo ognuno di noi coltiva nel profondo e che la storia di Lucia contribuisce a risvegliare, a far pulsare, a far dire che nonostante tutto l’ultima parola la scriviamo sempre noi in prima persona. 
 
Soprattutto Io ci sono rende omaggio alla forza personale della Annibali, ricostruendone con chiarezza il coraggio, l’ironia e la capacità di piegarsi senza spezzarsi fino a diventare testimone importante del profondo senso di abominio che la violenza sulle donne provoca o dovrebbe in tutti i casi provocare. Ma anche, e questo forse è il suo messaggio più importante, di come si possa rispondere anche al crimine più efferato tornando piano piano a vivere. 
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