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Il musical nel sangue

Richard Gere arriva alla presentazione di Chicago, il geniale musical da tredici nomination agli Oscar più bello che mai.

Richard Gere

12.04.2007 - Autore: Terry Marocco
Richard Gere arriva alla presentazione di Chicago, il geniale musical da tredici nomination agli Oscar, che lo vede nei panni di un avvocato scaltro e avido, più bello che mai. Più sexy del gigolò Julian Kay, più gentiluomo dellufficiale Zack Mayo (versa lacqua a tutti i suoi colleghi), più liscio di suo figlio Homer, tre anni. Giacca nera e camicia blu scura aperta, capello grigio, occhiale da vista che, vezzosamente, si toglie per rispondere, braccialetto tibetano e fede. Ad accompagnarlo il regista Rob Marshall, molto emozionato, Renee Zellweger, protagonista femminile con Catherine Zeta-Jones, magra ed elegantissima in tailleur bianco e John C. Reilly.   Se si insegue il successo bisogna essere disposti a tutto, come i personaggi del film? «Lidea comune è che il successo renda felici, anche se sappiamo benissimo che non è così. Tutti farebbero tutto, ma proprio tutto per essere sui giornali, anche in un piccolo trafiletto. E tipico dei nostri tempi pensare che essere su un giornale voglia dire essere qualcuno. E proprio come nel film che, ambientato negli anni Venti, ha le stesse pulsioni di oggi. Il mio personaggio dice: se non puoi essere famoso sii almeno infame ».   Ma cosè per Richard Gere il successo? «Quando si inizia a fare lattore si è focalizzati solo su se stessi, si è come chiusi in un bozzolo. Ma poi con il tempo tutto questo si supera e il successo è semplicemente sentirsi bene a fine giornata sia che si faccia l¹attore, il giornalista o il contadino».   Come è stato fare per la prima volta un musical? «Noi americani abbiamo il musical nel sangue, non è stato difficile tirare fuori questa parte di noi. E poi è stato il film più divertente che abbia mai fatto nella mia carriera, e ormai sono tanti anni che lavoro, ho cominciato a 19 e ora ne ho 28».   Qual è stata la scena più difficile? E quella più divertente? «Sicuramente quella dove ballo il tip-tap, ero in panico. La più divertente forse quella dove canto con Renèe We both reached for the gun poi è stato molto piacevole girare con Reilly». John Reilly è veramente simpatico, brutto, nemmeno a dire il brutto che piace, ma ghignoso. Si alza e porta le caramelline ai giornalisti e sul successo ha un uscita straordinaria. «Ormai ho raggiunto il top della fama, non posso chiedere nientaltro: sono uscito sulla copertina della Settimana Enigmistica». Il suo Mister Cellophane è uno dei pezzi più commoventi. «Mi sono ispirato a Charlie Chaplin, Buster Keaton e per il trucco un po sfatto del clown a Fellini».   E, infine, con i tempi che corrono: cosa pensa Richard Gere della guerra? «Slowly, slowly. Penso che ci potrebbero essere degli altri modi per non arrivare alla guerra». Si alza sorride, bello, vanitoso e liscio.  
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