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Il camaleontico Philip Hoffman

Philip Seymour Hoffman. Questo nome non dice nulla a molti, eppure la sua faccia è quanto mai nota al pubblico del grande schermo.

Philip Seymour Hoffman

12.04.2007 - Autore: Giulia Villoresi
"Quell'attore lì dai...quello che ha fatto...ma come si chiama?". Philip Seymour Hoffman è "quell'attore lì" per la maggior parte della gente; è il titolo a cui è stato relegato dalla scelta, quanto meno indipendente, di ruoli "minori", o per meglio dire "secondari". Ma Philip Seymour Hoffman è tutt'altro che un servo di scena. La sua espressione un po' obliqua, un po' torbida, i capelli rossicci e il viso tondo e mansueto costituiscono la contraddizione basilare dell'attore plastico: uno, nessuno e centomila. Nato a Fairport, (New York), nel 1967, ha studiato alla Tisch School of Drama. I grandi maestri a cui si è ispirato sono stati Al Pacino, Peter Brook, Sean Penn; svezzato dai grandi libri di Salinger in effetti ha saputo attingere dalle fitte trame di quei protagonisti. Il candore di Holden Coulfield come la vertigine geniale di Franny e Zooey. Hoffman è un talento camaleontico, sebbene le sue tendenze cinematografiche sembrino essere quelle di personaggi sinistri o alquanto emarginati. È stato lanciato definitivamente sulle luci della ribalta nel '92 da Martin Brest con "Scent of Woman" (Profumo di Donna), film che valse l'Oscar ad Al Pacino e ad Hoffman (nelle vesti di uno studente riccastro e vigliacco) la prima notorietà. Nel 1996 compare in "Twister" di Jan de Bout fino al 1997, quando viene chiamato dai fratelli Coen per l'ormai celeberrimo "Il grande Lebowski". Philip Seymour Hoffman, affiancato da attori del calibro di Jeff Bridges, John Goodman e Julianne Moore, interpreta il riverente maggiordomo del vecchio e ricco signor Lebowski, sapendo dare al suo personaggio il giusto calibro tra l'abnegazione volontaria e il rispetto incondizionato. Nel 1998 ha lavorato anche in "Happiness" di Todd Solondz, in cui interpretava la più che esplicita figura di un pervertito. Questo ruolo gli valse la candidatura all'IFP/West Indipendent Award come miglior attore non protagonista. Ancora nel '98 compare in "Patch Adams" di Tom Shadyac al fianco di Robbin Williams fino ad un nuovo ruolo, già più consistente, in "Magnolia" di Paul Thomas Anderson (che lo aveva già scelto per "Boggie Nights -L'altra Hollywood")nel quale Hoffman interpreta la parte dell'infermiere di un vecchio bilioso. Lo sguardo sommesso e prostrato però non si stampa sulla faccia di ogni suo personaggio: nel 2000 sarà un disilluso critico musicale tradito dalla vecchia generazione rock, disinvolto, caustico e fumatore, quasi a redimersi da quei ruoli sempre un po' sottomessi. Eccolo asse portante del nuovo film di Spike Lee nel 2002. Hoffman interpreta Jakob Elins, professore di letteratura alla High School, frustrato dall'arrogante disinteresse dei suoi allievi ma sedotto dalla scellerata malizia di una di essi che lo irretisce per poi ricattarlo senza pietà. Ancora nel 2002 Bret Ratner lo sceglie per "Red Dragon", il film che completa la trilogia di Hannibal the Cannibal. Il cast è stellare (Antony Hopkins, Ralph Fiennes, Edward Norton, Harvey Keitel) ma Philip si ritaglia con orgoglio e indipendenza il suo ruolo "secondario" anche qui, ruolo che sembra essere l'unico in grado di interpretare. E adesso lo vedremo in due nuovi film che in breve saranno sul grande schermo. Anthony Minghella, con il quale Hoffman aveva già lavorato per "Il talento di Mr. Ripley", l'ha chiamato per "Ritorno a Cold Mountain" (tratto dall'omonimo romanzo di Charles Frazier), un kolossal ambientato durante la guerra civile americana. Uscirà in breve anche "...E alla fine arriva Polly" di John Hamburg con Ben Stiller e Jenifer Ariston nel quale Hoffman interpreterà il ruolo di Sandy Lyle, miglior amico di Reuben (Stiller), un ex-teen attore di cinema. Saprà dirci il tempo quale ruolo il cinema ha deciso di assegnare a questo straordinario attore sempre un po' nascosto dietro quinte.